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Apple dice addio ad iAD, la pubblicità in app gestita direttamente dagli sviluppatori

Apple è pronta ad abbandonare iAd al suo destino, cancellando il team che lo gestisce e a lasciare che siano gli sviluppatori a gestire le pubblicità dentro alle applicazioni, È questa l’indiscrezione, che pare ben referenziata, che rimbalza questa sera da Buzzfeed a firma del solitamente ammanigliato John Paczkowski.

Secondo il giornalista americano, Apple avrebbe deciso di gettare la spugna su una iniziativa, la raccolta pubblicitaria da sfruttare all’interno dei programmi iOS, per una ragione molto semplice, spiegata da un non nominata gola profonda interna: «semplicemente non siamo bravi in questo», un ammissione molto candita ed esplicita che si era intuita nel corso di questi anni.

Secondo quanto si apprende, Apple non cederà iAD, ma semplicemente porterà ad esaurimento l’esperienza di raccolta, chiudendo il gruppo interno e lasciando che siano, come accennato, gli sviluppatori a gestire la loro pubblicità. Secondo alcuni osservatori questo potrebbe essere positivo per chi ha un applicazione perchè potrebbe gestire i propri spazi in maniera diretta, ricorrendo a conoscenze, estimatori del proprio lavoro e tenere tutto l’investimento in pubblicità.

Se quel che riferisce John Paczkowski  è vero, si tratterebbe di una sorta di sviluppo inevitabile di un cammino, quello nel campo della pubblicità che è apparso ben presto zoppicante ed incerto.

Apple aveva lanciato iAD nel 2010 con grandi annunci , grandi partner e propositi bellicosi basandola sulle tecnologie di Quattro Networks, una rete pubblicitaria per il mondo mobile che aveva acquistato in quello stesso anno per oltre 200 milioni di dollari. Ma dopo il primo boom, con sviluppatori che erano riusciti a guadagnare anche decine di migliaia di dollari in un solo mese è progressivamente apparso chiaro che Apple aveva grandi difficoltà a far accettare il modello che aveva in mente agli inserzionisti. In cambio di pubblicità interattive e molto più sofisticate di quelle che apparivano sui siti Internet, il team di venditori di pubblicitàchiedeva investimenti di milioni di dollari, ritagliandosi forzatamente una fascia di mercato troppo ristretta.

Progressivamente Apple ha ridotto l’investimento minimo ad appena 50 dollari, in pratica un nulla rispetto al milione che sembrava avesse chiesto ai primi partner come Renault-Nissan, Nike ed Adidas. Nello stesso tempo aveva aumentato la percentuale che sarebbe andata agli sviluppatori al 70% e rivoluzionato più volte il team interno di raccolta pubblicitaria, ma il tutto senza risultati apprezzabili.

«Si tratta di un sviluppo inevitabile – avrebbe detto una fonte interna – mi stupisco solo che non si accaduto prima», un commento che ben si accosta a quello di chi ritiene che Apple aveva sottovalutato quanto difficile possa essere il mondo della pubblicità, specie partendo dai parametri classici di Apple: quelli di un assoluto controllo della filiera e una totale preservazione dei dati di cui viene in possesso. Molte realtà avevano criticato Apple e si erano allontanate da iAD per la richiesta da parte del team di Cupertino di avere l’ultima parola sul processo creativo e per il rifiuto di condividere i dati di marketing, «È come se la più bella ragazza di un party fosse costretta ad aggirarsi per la festa con un testa un sacchetto di carta», aveva detto ad AgeAd, una rivista specializzata in pubblicità, il manager di una agenzia pubblicitaria.

Secondo John Paczkowski la chiusura del gruppi iAD e il licenziamento dei dipendenti sarebbe imminente. Probabilmente già questa settimana lo sforzo nel capo degli annunci pubblicitari di Apple, potrebbe essere parte della storia.

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