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Alla scoperta dei padri fondatori del “grande cambiamento”?

Chi vive negli Usa, o quantomeno si interessa di cose americane, ricorderà  che uno dei passaggi della carriera politica di Al Gore più dileggiato è stata una sua sfortunata boutade politica: “Internet l’ho inventata io”. Prendendo le mosse dal ruolo storico del padre, senatore statunitense che fu tra gli artefici dei progetti per la realizzazione del sistema delle highway, le autostrade che hanno cambiato la faccia del Paese a cavallo della Seconda guerra mondiale, Al Gore prima insieme al suo “partner” Bill Clinton e poi da solo, mentre correva contro George W. Bush per la Casa Bianca, affermava che l’Information highway era stata una sua idea, l’aveva voluta e realizzata lui. Troppa grazia!

Ma se la storia ha lasciato evaporare questa uscita un po’ troppo generosa verso se stesso di Al Gore, è da notare quella che tocca più da vicino noialtri, nell’interpretazione particolare del Web 2.0, il web “sociale”, quello fatto di strumenti per condividere conoscenza e riorganizzare la società  partendo da un lato diverso rispetto a quello della bolla speculativa della New Economy, che aveva visto nella produttività  economica il suo punto di partenza. A giocare la carta del “la rete siamo noi” è stato a sorpresa Eugenio Occorsio, sulle pagine di Repubblica in edicola ieri, segnala il blogger Massimo Mantellini.

Ecco il brano scritto da Occorsio, che sostanzialmente rivendica, secondo Mantellini, il fatto che Kataweb (il portale del gruppo Repubblica-L’Espresso) sia “il padre fondatore dei blog versione 2.0.”

Sassuolo, domenica 19 febbraio 2006. Un immigrato marocchino finisce in ospedale dopo una rissa con le forze dell'ordine, e poi viene condannato a sei mesi per resistenza e lesioni. Ma un altro immigrato riprende la scena con il videofonino, la invia ad un blog e ripristina la verità : botte gratuite da parte dei carabinieri, che vengono trasferiti ad altro incarico.

Due casi limite, maturati in condizioni di particolare tensione, in cui si sta ancora lavorando per accertare fino in fondo la verità . Ma anche due casi che dimostrano una virtù che ai blog non si conosceva: quella di fare cronaca vera, di diventare strumenti più forti e a volte più determinanti ancora che non i giornali, quando si tratta di raccogliere testimonianze, di mettere a confronto versioni, di affrontarsi senza nessuna mascheratura. Chiamiamola seconda generazione dei blog. Una generazione che ha certamente uno dei padri fondatori più importanti in Kataweb. Il servizio Internet del gruppo EspressoRepubblica è stato il primo a credere nella portata innovativa di questi 'diari in rete': perché sono 'veri', perché ad essi ci si affida con fiducia superiore e con meno timori reverenziali che non ad un giornale o addirittura a volte alle autorità , alle quali ovviamente non ci si vuole sostituire anzi si propone di collaborare in un clima costruttivo e disteso.

Che dire? Forse alcune decine di migliaia di “blogger 2.0” italiani di questa invenzione di Kataweb non se n’erano accorti. Soprattutto, quelli che vivono la loro identità  in rete sulla piattaforma Splinder (la più diffusa nel nostro Paese) o che hanno avuto terribili difficoltà  a far entrare in contatto la rete con la carta stampata. Ricordate il caso delle “pecette” al Pdf del rapporto americano sul caso Calipari? L’autore della scoperta, il blogger Gianluca Neri, passò una giornata intera cercando di mettersi in contatto con i giornali per presentare la scoperta che gli Usa avevano commesso una incredibile ingenuità  negli omissis del rapporto (venivano cancellati con le “pecette” proprio i nomi dei militari coinvolti nella sparatoria in cui perse la vita l’agente dei servizi italiani Nicola Calipari) visto che con la versione di Acrobat del software è possibile rimuovere le suddette pecette… Dov’erano i blog di Kataweb?

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