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Apple e Microsoft, iddilio che continua

Vantaggi per tutti dall’accordo, stilato cinque anni fa, tra Microsoft e Apple. Per le due società  ma anche per gli utenti, non più nel mezzo del fuoco incrociato tra due nemici che facevano di tutto per farsi lo sgambetto. L’opinione, autorevole, è di Kevin Browne, capo della unità  Macintosh in seno a Microsoft.
Ma Browne, in una intervista concessa News Factor, offre un interessante spaccato del rapporto tra due delle società , fornendo nuovi elementi che lasciano supporre che ben difficilmente, nonostante il patto del 1997 sia in scadenza, l’alleanza verrà  sciolta. Troppi i fattori di reciproco interesse per buttare alle ortiche una situazione che fa comodo sia all’una che all’altra parte.
Uno degli elementi che incentivano Microsoft a continuare sulla strada dell’alleanza con Apple è la solidità  raggiunta da Cupertino. Browne ha parole lusinghiere in merito: “L’Apple del 2002 – ha detto Browne – è creativa, innovativa, efficiente. Sono riusciti a restare in attivo nel peggior momento del mercato PC degli ultimi 20 anni” e, cosa ancora più confortante, Apple uscire dal tunnel di questo difficile periodo ancora più forte “una cosa buona – sottolinea Browne – per il nostro business”.
Una situazione del tutto diversa, dice il capo della MBU, rispetto al passato. “Cinque anni fa Apple era una società  in grave difficoltà  – dice Browne -; perdeva clienti, faceva enormi errori nel pronosticare la domanda, aveva centinaia di milioni di dollari in prodotti invenduti ogni quarto fiscale perchè produceva troppi tipi di Mac non sufficientemente differenti l’uno dall’altro. Aveva un OS invecchiato e una storia di progetti falliti tesi a rimpiazzarlo e poca credibilità  con gli sviluppatori”.
Il supporto al nuovo sistema operativo, ammette Browne, è uno dei fattori cruciali della strada intrapresa da Microsoft nel mondo Mac. “Sosteniamo il nuovo Os – dice il manager di Redmond – perchè questo è quello che la gente vuole. Gli utenti Mac hanno bisogno di un nuovo sistema operativo per costruire il futuro della piattaforma. Fornire il miglior supporto possibile ad esso è stata una scelta fondamentale della nostra strategia. Ora Office gira solo su Mac OS X. Potremmo chiudere se OS X non ha successo”
L’importanza della presenza di Steve Jobs nell’idillio tra Microsoft ed Apple è certificata dalle parole di Browne. “Steve – ha detto il manager di Redmond – è un fattore imprescindibile nel successo del nostro rapporto. Crede fermamente che Microsoft è in grado di fare crescere Apple. Senza il suo supporto al vertice il nostro lavoro sarebbe stato molto più duro”
Qualche piccola critica, anche se velata, solo alla reticenza di Cupertino sulla tabella di marcia di Apple. “Non viene tracciata con tanta profondità  come vorremmo – ammette Browne – anche se veniamo tenuti al corrente dei loro pianti e abbiamo accesso alle build del sistema operativo al pari di tutti gli altri sviluppatori”, e questa è una novità . Prima dell’agosto del 1997 le cose non stavano così, secondo Browne, lasciando intendere che Apple teneva all’oscuro Microsoft di dettagli che rivelava invece ad altri sviluppatori.
Infine la domanda cruciale: “Pensate che le cose possano andare avanti così? Competizione in alcuni livelli, collaborazione in altri?”. Sicura e di logica ferrea la risposta di Browne: “Fino a quando le due società  capiranno che si traggono benefici da questa condotta”.

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