Ottimizzare un disco significa riposizionare i frammenti (cluster) scritti in modo tale che siano contigui file per file. Una pratica che consente di migliorare i tempi di accesso al disco e quindi di rendere più performante la macchina, dal momento che gli hard disk sono il maggior collo di bottiglia per velocità dell’intera architettura di un personal computer di oggi
Ma c’è bisogno di ottimizzare i dischi dei nostri Mac? In realtà quasi mai, dal momento che ci sono una serie di tecnologie implementate da Apple che ne garantiscono la resa al meglio in condizioni di utilizzo normale. Il tema viene affrontato in un articolo pubblicato in inglese (e giapponese) del sito di Apple.
La necessità di ottimizzare i dischi utilizzando un programma di terze parti risulta in effetti residuale e comunque si consiglia prima – nel caso si vedesse un sostanziale calo di performance – con un riavvio del sistema. Il caso limite nel quale si può incappare è quello di chi si dedica a fare editing video con iMovie sul disco di avvio che risulti, oltretutto, quasi pieno. In questo caso può valere la pena fare una deframmentazione. Ma anche qui, Apple consiglia invece di salvare i file che ci servono e procedere al limite a una nuova installazione del sistema operativo.
Tra le varie ragioni per le quali Apple sconsiglia di portare avanti una politica di deframmentazione, c’è il fatto che Mac Os X organizza una serie di dati che devono essere “visti” molto rapidamente dal processore in aree particolari del disco. Procedere a un loro spostamento rischierebbe di avere l’effetto opposto: rallentare il sistema. Quindi, occhio a chi vuole deframmentare il disco. Non è necessariamente la soluzione migliore.