BitTorrent è stato sinora un vero e proprio paradiso terrestre per chi vuole scambiare file di grandi dimensioni. E non si tratta di roba illegale. Almeno, non tutta. Il protocollo creato per permettere la condivisione più efficiente e quindi la massima velocità di trasferimento di grandi quantità di dati, infatti, è il più amato per “consegnare” le distribuzioni Linux, per il trasferimento degli aggiornamenti del mondo open source, per tutto quello che potrebbe rientrare sotto il nome di “broadcast condiviso”.
Ma è anche, secondo quanto riporta la Reuters nei giorni scorsi, diventato il principale strumento per lo scambio soprattutto di film online. Grazie alla capacità di suddividere tra tutti i partecipanti a un download l’onere di mettere a disposizione degli altri il file in via di condivisione, infatti, si è rivelato lo strumento più efficace e “invisibile” per far girare attraverso internet i gigabyte necessari ad acquisire un intero Dvd in formato digitale, successivamente da masterizzare per avere comodamente a casa copie in altissima qualità di film magari appena usciti.
Il picco questa estate nel traffico di dati basato su questo protocollo ha toccato il 35% del traffico complessivo in rete, più di tutti i sistemi P2P esistenti messi insieme, almeno per quanto è dato di sapere. E la Mpaa, l’associazione dei produttori di film degli Stati Uniti, ha individuato la sua vittima sacrificale ideale.
Quello, cioè, che Kazaa, Napster (versione illegale) ed eMule sono stati per l’industria discografica. Il nuovo presidente dell’associazione, Dan Glickman, che rimpiazza Jack Valenti alla guida di Mpaa, dichiara infatti che vuole anche lui aggredire il mondo dei “file swappers”, così come la Riaa ha fatto per il settore discografico, e promette un’ondata di cause. Vedremo nei prossimi mesi che cosa succederà . Da notare solo che, a differenza dell’industria discografica in crisi da anni, la Mpaa vede crescere anno dopo anno il suo mercato di biglietti venduti al cinema e appare più florida che mai.