Un rifiuto assoluto a qualunque concessione agli Stati che non hanno accettato la mediazione con il Dipartimento di Giustizia. Si chiude così, con Microsoft arroccata sulle sue posizioni a difendere strenuamente ‘la libertà di innovare’, la seconda fase del processo contro il gigante di Redmond.
Il procedimento, come noto, era stato intentato da nove stati americani che non hanno ritenuto equo l’accordo che Microsoft ha raggiunto con il DOJ e frutto di una condanna subita in primo grado e in appello per esercizio illegale del monopolio. Gli stati, ritenendo troppo deboli le imposizioni concordate con i dipartimento di giustizia, hanno chiesto la distribuzione di versioni di Windows prive di alcune componenti software, ipotesi seccamente e fermamente respinta da Microsoft.
La stessa posizione è stata ribadita anche ieri, dopo qualche settimana di processo, quando la giudice Kollar-Kotelly cui è stato affidato il procedimento, ha chiesto a Microsoft se volesse accettare qualcuna delle richieste degli stati. ‘Non possiamo rimediare a qualche cosa di assolutamente sbagliato ‘ ha detto il legale della società John Warden ‘ cambiando qualche parolina qua e là ‘. Microsoft ancora una volta ha avanzato la tesi che i veri beneficiari di quanto chiedono gli Stati sarebbero i concorrenti di Microsoft. ‘Ci siamo spinti al massimo delle nostre possibilità ‘ ha detto Warden ‘ di più e di meglio non possiamo fare’
Allo stesso modo neppure gli stati, cui era stato pure chiesto se volessero modificare la loro posizione, hanno respinto ogni ipotesi di variazione ai rimedi.
Con questa ultima seduta il processo si è formalmente chiuso. La giudice dovrebbe pronunciare una sentenza entro le prossime settimane e comunque prima della fine dell’estate.