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Copland e NeXT: quello che non vi hanno mai detto

Copland è un nome ben noto a chi segue le vicende di Apple da qualche anno. Rappresentava il nome in codice del nuovo e radicalmente diverso sistema operativo che avrebbe dovuto permettere a Cupertino di fare un balzo avanti, mantenendo la superiorità  che esso aveva nei confronti della concorrenza.

Ma il progetto Copland dopo rinvii e deludenti esperienze fallì tra mille angustie e preoccupazioni della Apple di allora, preoccupazioni ed angustie che costarono prima la poltrona a Spindler e poi anche ad Amelio prima di condurre all’acquisto di NeXT e al ritorno di Jobs.

Nonostante la vicenda di Copland nelle sue linee generali sia nota ai più, pochi conoscono i suoi dettagli che possono essere utili a capire come in realtà  le cose andarono allora.

A riparare questa lacuna pensa, per coloro cui interessa, David K. Every, uno dei più intelligenti e acuti commentatori del mondo Mac, conosciuto per il suo MacKido Temple.

Every ha infatti scritto un interessante articolo per iGeek dal quale si apprendono curiosità  davvero gustose.

A metà  degli anni ’90 il team di Apple lavorava duramente su Copland, un nuovo kernel e una nuova interfaccia utente che avrebbe dovuto trasformare Mac OS, il classico sistema operativo di Apple, in un sistema operativo moderno, degno del nuovo millennio.

Tre erano i problemi principali del team: tempo a disposizione, nuove caratteristiche da implementare e risorse a disposizione.

Il management di Apple aveva preteso tempi di realizzazione poco realistici e chiesto allo stesso tempo compatibilità  al 100% con il precedente sistema e cambiamenti radicali all’architettura e alle funzionalità  del sistema.

Il team di sviluppo si rese subito conto che per avere molte delle nuove caratteristiche richieste era necessario avere un sistema in grado di gestire applicazioni vecchie e nuove (un po’ come accade oggi con le applicazioni Classic e quelle Carbon) a meno che non si decidesse di lasciar perdere alcune nuove funzionalità . Il management e il marketing di Apple non vollero sentire ragioni e il team di sviluppo si trovò ad un certo punto obbligato a realizzare tutto quello che i dirigenti chiedevano.

Il problema era che questi ultimi il più delle volte non si rendevano conto delle difficoltà  (e spesso dell’impossibilità ) di portare avanti determinate richieste.

Ad un certo punto alcuni membri del team di sviluppo cominciarono ad essere licenziati ma i tempi massimi richiesti dai dirigenti per lo sviluppo non furono modificati. I dirigenti Apple non si rendevano conto che nessun team può lavorare in tempi strettissimi e nello stesso tempo produrre codice di qualità , ben documento ed esente da bug. Il progetto fallì, inesorabilmente.

La storia seguente é poi quella che tutti consociamo: Apple acquistò (fu costretta) ad acquistare NeXT. E’ interessante notare come dopo un anno di lavoro con Rhapdosy gli sviluppatori arrivarono a molte delle conclusioni a cui era già  arrivato il team di sviluppo di Copland: con un nuovo kernel nessuna casa avrebbe riscritto da zero del software per Mac. Era necessario un ambiente di compatibilità  con il quale fosse possibile attivare applicazioni “classiche”.

Tra Copland, l’acquisto di NeXT, l’incarnazione di Mac OS X così come la conosciamo oggi, Apple ha perso cinque anni di tempo.

Sarebbe interessante sapere cosa sarebbe successo se Apple avesse dato un po’ più di tempo e fiducia al team di Copland purtroppo, o per fortuna (questo non lo sappiamo) nessuno può tornare indietro e cambiare la Storia.

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