Sono miliardi ogni giorno. Sono la maledizione del nostro tempo. E secondo una società israeliana che traccia ogni giorno i flussi di email indesiderate, la colpa per la maggior parte è da cercare nei server cinesi. “Crescono continuamente gli attacchi – dice il Ceo della società , Gideon Mantel a Business Week – adesso parliamo di 350, 400mila attacchi unici per lo spam al giorno”. Ogni attacco unico rappresenta una “spedizione” di almeno 50mila messaggi ad altrettanti destinatari. Una cifra impressionante, “che cresce da gennaio del 30 o forse del 40%”, conclude Mantel.
Almeno il 70% dei flussi di spam sono riconducibili alla Cina, secondo questo studio. Ma ovviamente non si tratta certo di pubblicità indesiderata per prodotti cinesi. In realtà , la maggioranza degli spammer è negli Usa ma sfrutta i vuoti legislativi, lo scarso controllo e le opportunità economiche (oltre alla spregiudicatezza) dei provider cinesi o di server volanti messi in piedi da giovani esperti di informatica per guadagnare soldi con il nuovo business della spedizione di spam.
Secondo Idc, l’azienda di analisi di mercato, il business dello spam sta rapidamente generando anche un altro business, quello dei produttori di soluzioni per la difesa dalla posta indesiderata. In un rapporot appena pubblicato online (è necessaria la registrazione gratuita per poterlo scaricare), esistono numerose soluzioni lato server per filtrare la posta indesiderata. Ma, come sempre succede in questi casi, hanno un costo. Almeno, per il provider del servizio e solo indirettamente per i suoi clienti.