C’è Jobs dietro la cancellazione dell’accordo tra Disney e McDonald’s? Il sospetto che sia stato il nuovo maggior azionista della colosso dell’intrattenimento a pretendere la chiusura di un contratto che legava i due marchi è il Los Angeles Times.
In base al patto (del valore di un miliardo di dollari) McDonald’s pagava 100 milioni l’anno in royalties e conduceva 11 campagne di sostegno a varie pellicole, telefilm e cartoni animati prodotti da Disney; di queste campagne sette erano destinate specificatamente al pubblico dei più piccoli con la formula dell’Happy Meal (un pasto che consiste in un cestino con all’interno pupazzetti e gadget). Infine in base all’accordo McDonald’s aveva allestito ristoranti nei parchi a tema di Disney.
Tutto questo è stato spazzato via dalla decisione giunta da Disney di non rinnovare, a partire dal lancio de “I Pirati dei Carabi 2”, il contratto. La ragione sarebbe nella volontà da parte di Disney di combattere l’obesità infantile e di distanziarsi dal discusso mercato dei fast food.
Il Los Angeles Times nota che lo stesso Jobs alcuni mesi fa aveva assunto una posizione critica nei confronti dei fast food sostenendo esistono “fattori di preoccupazione, man mano che la nostra società diventa sempre più cosciente delle implicazioni che ci sono in questa forma di ristorazione”. In altre occasioni Jobs ha fatto sapere di essere “pescetariano” (una dieta che prevede di consumare pesce quale unica carne) oltre che particolarmente attento a quanto consuma a tavola.
Per questo alla giornalista Rachel Abramowitz, che ha scritto l’articolo, il fatto che la conclusione dell’accordo e le preoccupazioni per l’obesità infantile giungano quasi contemporaneamente all’arrivo di Jobs in Disney non sembra, affatto un caso, quanto piuttosto una stretta conseguenza.
Disney per ora né conferma né smentisce le voci, limitandosi a confermare di avere concluso l’accordo che aveva con McDonald’s senza alcun ulteriore commento.