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Foxconn: “Pesanti sospetti sul dipendente suicida”

Dispiacere per il suicidio e il pagamento di circa 30mila euro alla famiglia, ma il dipendente che si è ucciso dopo essere stato messo sotto accusa per la sparizione di un prototipo di iPhone non sarebbe stato del tutto estraneo alla sottrazione del dispositivo di Apple. Questa la posizione di Foxconn che aggiunge ulteriori elementi di controversia ad una situazione già  di per sé stessa poco chiara.

La società  cinese al centro di polemiche per la morte del giovane Sun Danyong, buttatosi dall’€™alto del palazzo dove risiedeva dopo essere stato, così si legge su diversi siti Internet, ‘€œmaltrattato e umiliato’€ in conseguenza della sottrazione dell’€™iPhone, parla per la prima volta dei fatti accaduti, esprimendo la sua posizione in una intervista al New York Times. Secondo quanto James Lee, general manager delle operazioni cinesi di Foxconn (una controllata della taiwanese Hon Hai), ha riferito al giornale i fatti si sarebbero svolti diversamente da come sono stati raccontati. In primo luogo nessuno dei dipendenti verrebbe maltrattato negli stabilimenti di Shenzhen dove si costruiscono (tra molti prodotti di Apple e di concorrenti di Cupertino) anche gli iPhone. Per dimostrarlo Lee ha condotto il cronista in giro per gli impianti (un complesso enorme dove lavorano fino a 300mila persone) anche se non ha potuto mostragli ‘€œper ragioni di segretezza’€ le linee di assemblaggio vere e proprie. Successivamente Lee ha poi parlato della vittima precisando che nel corso del suo lavoro al reparto logistico ha più volte ‘€œperso’€ dei prototipi che sono poi riapparsi successivamente. L’€™iPhone scomparso non sarebbe quindi stato il primo dispositivo smarrito dalla vittima: ‘€œNon sappiamo – dice ancora Lee – chi ha preso l’€™iPhone; l’€™unica cosa certa è lui è l’ultima persona autorizzta ad averlo avuto tra le mani è stato lui’€.

L’€™ultima persona, invece, a vedere Danyong vivo sarebbe stato, secondo il Sunday Daily un giornale cinese, Gu Qinming, uno dei responsabili della sicurezza di Foxconn; Quinming sarebbe stato anche colui che secondo quanto scritto dal suicida in un email ai famigliari lo avrebbe segregato e umiliato. Quinming, attualmente detenuto dalla polizia, ha ammesso di avere il sospetto che Danyong mentiva ma ha negato di averlo percosso. L’€™unico contatto fisico sarebbe avvenuto sotto forma di un colpo sulla spalla, condito da un rimprovero (‘€œsii uomo…’€), quando l’€™interrogato avrebbe riversato le colpe su un’€™altra dipendente.

Il New York Times ha appreso dai parenti, un famiglia di umili origini che avrebbe ricevuto 44mila dollari (poco meno di 31mila euro) e un computer Apple in risarcimento della morte del loro caro, che in effetti Danyong era molto depresso e mortificato da quanto accaduto. Della vicenda avrebbe parlato con alcuni amici minacciando un ‘€œatto clamoroso’€. In un SMS alla fidanzata avrebbe parallelamente espresso le sue scuse per qualcosa che stava per fare, chiedendole di tentare di contattarlo e di andare a casa, facendo cenno ‘€œa problemi da non riferire alla famiglia’€. Il cronista del Times sarebbe stato poi bloccato nel su tentativo di saperne di più da alcune persone con la divisa di Foxconn che hanno minacciato fisicamente il suo interprete, obbligandolo a sospendere la serie di domande.

La vicenda, che comunque la si guardi pone molte domande, si inquadra in un ambito molto complesso dove le aziende occidentali non possono fare a meno di servirsi di partner cinesi capaci di consegnare prodotti con un elevatissimo rapporto tra costi e qualità , ma nello stesso tempo devono cercare di difendere le loro proprietà  intellettuali dalle migliaia di clonatori locali capaci di realizzare in poche settimane prodotti perfettamente uguali, almeno esteriormente e nelle funzioni di base, a quelli originali. Una battaglia molto difficile viste le centinaia di migliaia di persone coinvolte nel processo produttivo. Anche se nessuno l’ha mai espresso esplicitamente Danyong sarebbe stato sospettato di essere una sorta di “talpa” di qualche azienda interessata a produrre cloni di iPhone e in quanto tale è finito vittima di un sistema dove gli appaltatori non possono permettersi di deludere i committenti e quando questo accade hanno bisogno di trovare i colpevoli, veri o presunti, degli errori per punirli in maniera esemplare ad esempio per gli altri dipendenti.

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