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Giornalista Mac in piazza per la pace, sospeso

La guerra in Iraq miete vittime illustri nel campo del giornalismo. Dopo la notizia di ieri del licenziamento di Peter Arnett, assurto paradossalmente al ruolo di icona del giornalismo mondiale per avere per primo annunciato al mondo l’inizio della guerra del golfo del 1991, cacciato dalle frequenze della NBC per un’intervista, giudicata “disfattista”, alla TV Irakena, anche il mondo Mac paga il suo tributo.

Il San Francisco Chronicle ha infatti deciso di sospendere per almeno due settimane Henry Norr, una delle “penne” più note dell’universo Macintosh. La sua colpa: essere stato arrestato durante una manifestazione di disubbidienza civile contro la guerra in medio oriente.

Norr, che per il giornale californiano scrive una rubrica settimanale intitolata “Tech 21” dove spesso parla del mondo Mac, con in compagnia della moglie della figlia e di 1400 altre persone aveva bloccato un incrocio tra Market e Sansome Street a San Francisco. Un’azione dimostrativa che, come lo stesso Norr prevedeva, avendolo preventivamente comunicato al giornale, è costata a lui e a tutti i manifestanti, l’arresto.

Il giornale, al corrente delle intenzioni di Norr, avrebbe ufficialmente dichiarato di avere disposto la sospensione non per la partecipazione alla manifestazione o per il fermo di polizia, ma per avere giustificato la sua assenza dal giornale dichiarando una “indisposizione”.

“Se davvero era questo il problema – ha detto Norr – potevano semplicemente dirmi che non potevo segnare quella motivazione sulla mia cartolina giornaliera. In realtà  i motivi sono altri”. Tra questi, sospetta Norr, il fatto che i media sono sempre molto a disagio quando alcuni loro giornalisti manifestano pubblicamente opinioni politiche e partecipano a manifestazioni che possono indurre a pensare a conflitti d’interesse nel loro lavoro. La manifestazione per la pace a cui ha aderito Norr fa proprio parte delle manifestazioni cui, secondo gli editori, i giornalisti non dovrebbero aderire pubblicamente.

Il San Francisco Chronicle, pur senza fare riferimento al caso di Norr, ha successivamente precisato in un memo interno distribuito ai suoi redattori, che “la direzione non proibisce la partecipazione ad attività  politiche ma desidera prevenire ogni conflitto d’interessi. Se la situazione non è chiara, il giornalista deve consultarsi con il direttore”.

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