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Il bello e il brutto di Google: tra una causa e un’opportunità 

In queste ore, a San Francisco, si respira l’aria nebbiosa della costa Occidentale del continente americano, quella battuta dai venti tesi e freddi dell’Oceano Pacifico, gravidi di basse nuvole che si trasformano in nebbia tra le colline della Città  della Baia. Insomma, fa abbastanza freddo, più che a Milano se non altro. Però nell’aria, a parte la nebbia, si respira qualcosa di diverso…

Google, la “cosa più calda” della Silicon Valley è al centro dell’attenzione da qualche settimana a questa parte. Le mosse dei ragazzi di Mountain View vengono studiate da analisti, investitori, gestori di fondi e comuni mortali con un piccolo capitale da mettere in Borsa. C’è attenzione e forse anche enfasi, come ai tempi della New Economy. Solo che questa volta i risparmiatori, dotati secondo un noto detto di Borsa “del coraggio di un topo e della memoria di un elefante”, stanno molto attenti a che l’enfasi sia anche accompagnata da strategie credibili e risultati misurabili.

In un momento in cui il consolidamento del mercato della tecnologia corre spedito (eBay che acquista Skype, Oracle che compra Siebel) grazie al relativamente basso livello dei titoli in Borsa, l’aria del cambiamento, dell’inversione di ciclo economico nel settore high-tech si sta scaldando e preparando a un possibile periodo di crescita in doppia cifra.

Google per questo spara le sue migliori cartucce, non tutte verso il bersaglio ma comunque tali da provocare reazioni a catena nel mercato. In due giorni, prima le indiscrezioni sul lancio di un inedito servizio di connessione a Internet via WiFi che potrebbe sparigliare le carte in tavola (per due motivi: il primo è l’apertura di un nuovo sistema di profilazione delle ricerche, dato che così Google saprebbe non solo cosa viene cercato ma anche da dove; il secondo è la possibilità  di lancio anche di altri servizi come il video on demand attraverso il WiFi), dando sostanza all’utopia proposta dal sindaco di San Francisco che vorrebbe fare la Città  della Baia una “zona con Internet gratis per tutti senza fili”.

Però Google si è anche trovata a incappare, attraverso il suo progetto GooglePrint di archiviazione dei testi in formato digitale, in una serie di rallentamenti e resistenze. Non ultima, la causa intentata dalla Authors Guild, dove militano tra gli altri Herbert Mitgang, Betty Miles e Daniel Hoffman, va proprio nella direzione di “stoppare” il cammino di Google con l’idea della difesa dei diritti d’autore che potrebbero sensibilmente calare qualora Google riuscisse a trasferire dalla carta alla rete i contenuti delle librerie.

Le azioni di Google e il rumore che sta facendo – molti analisti e capi di aziende tecnologiche stanno in questi giorni disegnando possibili scenari del futuro in cui Google ha sempre una posizione centrale e di tutto rilievo – produce effetti anche a Redmond. Microsoft ha infatti capito che la competizione negli anni a venire sarà  di nuovo serrata, che lo stato di quasi monopolio nel quale ha vissuto (di rendita) negli ultimi anni non durerà  e si è così impegnata nella più profonda ristrutturazione del suo business dei suoi trenta anni di storia.

Non si tratta di licenziamenti a catena, quanto della riorganizzazione attraverso la suddivisione in tre fondamentali linee di business (consumer, azienda e intrattenimento, affidate ad altrettanti inediti “capi area”) per raggiungere l’obiettivo di una maggiore semplificazione e capacità  di reazione ai mutamenti del mercato. In una parola, più competitività .

Cambiamenti che forse non conquistano le prime pagine dei giornali (almeno, in Italia, dato che stamattina The Wall Street Journal riportava la notizia proprio in prima) ma i cui effetti sono notevoli sul mercato e quindi, in ultima analisi, sulla intera società .

Tutto inizia dunque con quelle che dentro Google nascono come idee e iniziative dei dipendenti nella loro ora “libera” di pensare e lavorare con gli strumenti dell’azienda nell’orario ufficiale di produzione, e che poi diventano offerte sul mercato, spinte all’innovazione, prodotti originali. Sun Microsystem predica da venticinque anni che il network è in realtà  il vero computer. E Google, in questo momento, pare essere la killer application…

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