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Il caso Microsoft va alla Corte d’Appello

l caso Microsoft sarà  esaminato dalla corte d’appello prima di passare alla Corte Suprema. Lo hanno stabilito i giudici dell’Alta corte che, presa in esame la richiesta del Dipartimento di Giustizia che chiedeva di saltare il giudizio intermedio hanno detto “no” decidendo in poche ore alla prima riunione utile dopo le vacanze estive.
Il respingimento della richiesta del DOJ è, di fatto, una vittoria per Microsoft che da sempre chiedeva che il suo caso venisse esaminato dalla Corte d’Appello. A Redmond sostengono infatti che alcuni dei perni su cui poggia la sentenza di condanna di Jackson sono fondati su affermazioni discutibili o su interpretazioni erronee dei fatti che solo la corte d’appello, più flessibile e usa ad esaminare una voluminosa documentazione, può affrontare approfonditamente. Molti sospettano però che Microsoft, in realtà , preferisca affidarsi alla Corte d’Appello perchè in passato ben due condanne ai suoi danni sono state sovvertite dalla corte bassa. Presentarsi alla Corte Suprema (dove in ogni caso il caso finirà  per giungere nella fase successiva) con un “pareggio” per 1-1, una condanna (da Jackson) e una assoluzione (dalla corte d’appello) è l’obbiettivo degli avvocati di Microsoft.
Ballmer, CEO di Microsoft, intervistato da alcuni media americani ha cercato di sminuire la “vittoria” di Microsoft, sostenendo che non si tratta di un successo della posizione dei produttori di Windows. “Sarebbe stato accettabile anche un giudizio della Corte Suprema – ha detto Ballmer – In questo momento, però, la cosa più importante è che questo contenzioso si risolva il più alla svelta possibile”.
In realtà  il rinvio alla Corte d’Appello, inevitabilmente finirà  per allungare i tempi invece che accorciarli. Il processo potrebbe riprendere tra breve ma è da escludere che un giudizio possa essere pronunciato prima di un anno. Successivamente gli incartamenti, debitamente sfrondati di parte della voluminosissima documentazione che lo costituiscono attualmente, finirà  davanti alla Corte Suprema che non emetterà  una sentenza, questa volta definitiva, prima della metà  del 2002.

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