SCO non lascia, ma raddoppia. La società americana ha infatti annunciato di avere messo nel mirino, dopo IBM, un secondo grande produttore di hardware americano. Anche in questo caso, come in quello che tocca Big Blue, l’accusa è di avere incluso porzioni del codice del sistema operativo in Linux.
Il nome del nuovo accusato non è noto, ma si può stilare qualche ipotesi scorrendo i nomi dei grandi licenziatari di Unix: oltre ad IBM sono Jujitsu, HP, SUN e NEC. Escludendo che si possa trattare di SUN, che ha un contratto “blindato”, resta piuttosto forte l’ipotesi che si tratti di HP, ovvero uno dei principali protagonisti del mondo dei server e il maggior produttore mondiale di computer. HP ha però negato di essere stata querelata da SCO.
Presentando questa comunicazione il CEO di SCO, Darl McBride ha reiterato le accuse a IBM sostenendo che, anzi, ogni giorno che passa appare sempre più chiaro che la violazione portata avanti da IBM ha proporzioni più grandi del previsto, al punto da essere impossibile presentare chiaramente e in maniera definitiva quali parti di Unix siano state incoporate in Linux.
McBride ha anche ribadito che in futuro ci saranno altri sviluppi che riguarderanno sia i produttori di Linux (e tra questi Red Hat e SuSE) e le società che utilizzano Linux. Tra queste le 1500 che sono state contattate da SCO per avvertirle dei possibili risvolti legali in cui potrebbero incorrere nell’utilizzo del sistema operativo open source fondato su proprietà intellettuali mai licenziate.
Tra i rimedi che potrebbero essere avanzati il pagamento di royalties a SCO da parte delle stesse aziende. Una scelta obbligata, spiegano alla SCO, per l’impossibilità di separare le parti coperte da copyright dal resto del sistema operativo.
Per quanto riguarda i produttori di Linux, invece, è probabile che SCO vada verso una causa in tribunale visto che difficilmente si potrà arrivare ad una mediazione. Ma nel momento in cui la vicenda finirà in un’aula giudiziaria è assai probabile che il banco degli imputati possa essere anche più affollato di quanto non si possa prevedere oggi, visto che SCO ha fatto anche capire di essere intenzionata a portare a giudizio non solo IBM e alcuni curatori di distribuzioni Linux, ma diversi altri protagonisti dell’IT che hanno derivato applicazioni, sistemi operativi e prodotti dall’OS open source.