Oltre che senza Wifi l’iPhone cinese potrebbe nascere anche senza App Store. Questo quello che ipotizza Tuaw citando alcune non troppo conosciute ma certo molto vincolanti normative disposte dal governo locale.
Ad rendere, se non altro, molto difficile il lancio di una versione del telefono completa dell’ormai iconico negozio per le applicazioni è, in particolare, la regola che impone a chiunque voglia aprire un busines per il commercio digitale in Cina, di rendersi disponibile al monitoraggio diretto da parte del Governo cinese. Una regola che solo apparentemente potrebbe essere facile da seguire visto che le autorità del paese asiatico considerano soddisfacente un assetto nel quale possono non solo controllare, ma anche eventualmente intervenire direttamente su ogni elemento che non risponde ai (sempre soggettivi) criteri di ‘qualità e di credibilità ‘ imposti dalla stessa norma. E questo significa che, sostanzialmente, i server devono risiedere in Cina e le chiavi essere in mano a qualche rappresentante di fiducia del governo.
Il risultato è che Apple dovrebbe da una parte compilare una domanda specifica per ottenere il permesso per esercitare la sua attività anche in Cina, siglando un documento con cui si sottopone in toto a tutte le disposizioni legislative cinesi e agli ‘standard’ locali (tenendo in considerazione che quel che è “standard” in Cina potrebbe non esserlo affatto altrove e viceversa), versando per soprannumero circa un milione di euro, per poi affidarsi ad ispettori del governo che in ogni momento potrebbero decidere in base a giudizi soggettivi ed insindacabili di rimuovere applicazioni o spegnere direttamente App Store.
Apple, lo ricordiamo, ha già sperimentato che cosa tutto questo significa quando, durante le Olimpiadi di Pechino, ha visto sparire la possibilità di accedere ad iTunes dal territorio cinese e questo per avere messo in vendita una compilation di canzoni a sostegno del popolo tibetano.
A fronte di tutti i rischi connessi a questa vicenda, sarebbe molto più semplice, argomenta con qualche fondamento Tauw, rinunciare direttamente al negozio rilasciando una versione di iPhone (e iPhone Os) non abilitato all’acquisto su App Store.
La stessa operazione di ‘mutilazione’ di iPhone, come accennato, è già stata disposta ed accettata quando, accordandosi con China Unicom, Apple si è piegata alla legge cinese che impedisce l’inclusione nei dispositivi mobili come iPhone della tecnologia Wifi.