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Internet, un brevetto Microsoft?

La FIAT potrebbe mai indurre il suo ufficio legale a studiare il brevetto della benzina? Difficile anche solo immaginarlo e se anche accadesse di certo la vicenda susciterebbe una certa ilarità  che potrebbe diventare risentimento se, magari, nel compilare tutta la documentazione gli avvocati dell’€™azienda fissassero anche un listino prezzi.

Non ci sarebbe da stupirsi, dunque, se la stesa cosa accadesse nei confronti di Microsoft che starebbe per fare la stessa cosa con la ‘€œbenzina’€ delle reti, ovvero alcuni degli standard che vengono utilizzati dai computer per comunicare in chiave locale e remota: TCP/IP, DNS, PPPoE e molti altri per un totale di ben 130 protocolli, inclusi quelli fondanti di Internet.

A scoprire l’€™intenzione di Microsoft é stato Larry J. Blunk di Merit Network il 30 ottobre scorso, accendendo la miccia sull’argomento esplosivo, grazie ad un post sulla mailing list dell’IETF – Intellectual Property Rights Working Group e all’IAB – Internet Architecture Board.

Blunk ha notato che fin dal 19 aprile scorso Microsoft ha cominciato ad offrire licenze su i suddetti 130 protocolli, oltrettutto con una curiosa denominazione “‘royalty-free’ license agreement”.

“Microsoft nega ai lettori le motivazioni e i numeri dei brevetti che stanno alla base di una simile richiesta di diritti di proprietà  intellettuale, tale lista sembra essere stata compilata perché questi protocolli pubblici sono implementati in prodotti Microsoft” dice Blunk, che continua con una facile previsione: “molti individui e aziende saranno intimiditi ad acquistare una licenza dalla pressione che vedremo fare dagli uffici legali e finanziari”.

Ritorna il caso di Sender ID, secondo alcuni legali: “l’imposizione di un accordo su standard IETF sembra essere la strategia dell’azienda di Bill Gates per mettere i bastoni nelle ruote all’Open Source e non aver risposto adeguatamente, a suo tempo alla proposta di Sender ID, ha lasciato le porte aperte alle azioni di Microsoft” è il giudizio dell’avvocato Lawrence Rosen, autore del libro “Open Source Licensing: Software Freedom and Intellectual Property Law“.

Secondo alcune fonti Microsoft starebbe per fornire una spiegazione alla vicenda, ma nel frattempo la richiesta è quella: firmate, pagate e potrete usare i protocolli pubblici, finora gratuiti. Suona male anche alle vostre orecchie?

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