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Jobs: voglio un mondo senza DRM

La soluzione al problema dei diritti digitali, all’universo chiuso studiato da Apple, allo stretto vincolo tra iPod e iTunes? Semplice: niente più protezione dalla copia. Ad immaginare, anzi a suggerire “con tutto il cuore” un nuovo approccio che eliminerebbe ogni problema di interoperabilità  e di vincoli proprietari, cancellando istantaneamente ogni perplessità  sorta (specie in Europa) sull’ecosistema di Cupertino non è né un hacker né un opinionista venato di idealismo libertario, ma niente meno che Jobs in persona.

Per far sentire la sua voce su questa scottante tematica il Ceo della Mela usa uno strumento inusuale: una lettera aperta pubblicata sul sito Apple.com nella quale affronta in minuzioso dettaglio lo scenario della musica digitale, presenta le possibili soluzioni per fare fronte alle critiche che piovono su Apple in questi giorni e giunge alla conclusione più sorprendente che si possa immaginare: liberalizzazione totale e musica senza DRM.

Jobs ha preso carta e penna (o forse più propriamente, tastiera e schermo) a fronte “delle richieste soggiunte che chiedevano di aprire il sistema DRM” per fare alcune precisazioni.

La prima, si legge nel testo, è ricordare che si può facilmente ottenere anche su Mac musica senza Drm; è “libera”, infatti tutta la musica acquisita dai Cd e da molte altre fonti “questa musica * dice Jobs * funziona su iPod e su tutti gli altri player che sono compatibili con i formati MP3 e AAC.

jobs

Il problema – aggiunge il Ceo – arriva dalla musica venduta su iTunes che è protetta dalla copia”. A pretendere che fosse tutelata, dice Jobs, sono state le case discografiche che vogliono proteggere le canzoni dalla copia. Apple da parte sua, sostiene Jobs, ha ottenuto un’apertura senza precedenti rispetto alla situazione che vigeva prima dell’arrivo di iTunes: si possono suonare le canzoni su cinque diversi computer e su un numero illimitato di iPod.

“Per raggiungere questo obbiettivo – dice il capo di Apple – abbiamo dovuto rendere robusto il nostro sistema di Drm così che le canzoni acquistate su iTunes non possono essere messe su Internet e suonate su un computer o su un player non autorizzato. Per questo abbiamo anche dovuto mantenere dei segreti. Fino ad oggi la strategia ha funzionato”. Anche se ci sono state occasionali “falle” che hanno portato alcuni hackers ad aprire Fairplay Apple è riuscita, secondo Jobs, a chiudere questi buchi aggiornando il software in tempi rapidi.

A fronte di tutto questo quali erano e continuano ad essere le soluzioni per far funzionare questa architettura?
Jobs individua tre strade: la prima è l’attuale sistema proprietario, abbracciato da altri grandi protagonisti del settore (come Microsoft e Sony), il secondo è licenziare FairPlay, il Drm di Apple, il terzo concedere liberamente la musica, senza proteggerla con alcun sistema di tutela dalla copia.

Il primo sistema, quello attuale, secondo Apple funziona bene e non impedisce in alcun modo la migrazione tra piattaforme differenti. La prova è semplicemente nel numero di canzoni acquistate da iTunes che sono 22 per iPod, un numero risibile se si pensa che secondo la maggior parte degli analisti, dice Jobs, gli iPod sono colmi di musica raggiungendo facilmente i mille brani. “Il 97% della musica che c’è su un iPod – dice il Ceo di Apple – è sprotetta. Dal che è facilmente intuibile che non è vero che il sistema iPod e iTunes blocca gli utenti”.

La seconda strada, quella che porta a licenziare FairPlay, viene scartata da Jobs. “Significherebbe – dice l’amministratore delegato – di Apple, fare partecipe troppa gente dei nostri segreti ed indebolire il sistema Drm”.

L’ultima strada che resta è la terza: la distribuzione di musica senza alcun sistema di tutela dei diritti digitali ed è questa che Jobs sponsorizza. “Perché le grandi case discografiche dovrebbero fare questa scelta? Perché i Drm non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai nel proteggere la musica dalla pirateria. Le quattro grandi case discografiche (Universal, Warner, Sony ed Emi) d’altra parte vendono 20 miliardi di canzoni l’anno, il 90% del totale, tutte quelle vendute in CD, completamente prive di sistema Drm e non sembra che vogliano cambiare questo trend perché traggono i loro profitti dalle vendite degli stessi CD che devono funzionare su tutti i riproduttori audio. Per questo c’è da chiedersi che beneficio abbiano dalla vendita di canzoni su Internet protette da Drm”.

La risposta di Jobs a questa domanda è chiara: i benefici che si ricavano dai Drm sono pari a zero, anzi i sistemi per la tutela dei diritti digitali frenano il mercato perché le tecnologie e le risorse necessarie per creare sistemi DRM sono in mano a poche società  e liberare la musica dai sistemi di tutela dalla copia libererebbe molte energie, favorendo lo sbarco nell’ambito della musica digitale di nuove società . “Noi alla Apple – dice Jobs – abbracceremmo questo mondo privo di Drm con entusiasmo”.

In calce alla sua lettera Jobs non manca di lanciare una frecciata polemica all’indirizzo dei paesi europei, i più critici nei confronti del sistema chiuso creato da Apple. “Chi è scontento della situazione – dice Jobs – convinca le case discografiche a cambiare il loro approccio. Delle più grandi, quelle che detengono il 70% del mercato, due e mezza su quattro (Emi, Universal e parte di Sony NDR) sono basate in Europa. Le nazioni europee sprechino le loro energie nel convincere i discografici a concedere in licenza la loro musica ad Apple e a tutti gli altri senza DRM creando un mondo realmente interoperabile e Apple sarà  in prima fila a sostenere questo nuovo universo”

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