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Kindle DX, successo o delusione?

Chi scrive ha potuto provare le prime due generazioni di Kindle, il lettore digitale di testi di Amazon, offerto in “piccolo formato”, come una specie di libro tascabile digitale. Test veloci, esperienze limitate (fuori dagli Usa non funziona il network che alimenta i contenuti senza fili del Kindle, e che è più di metà  della piattaforma in termini di qualità  d’uso e di esperienza), però significative per capire di cosa stiamo parlando. Il Kindle in versione 2 (quella presentata un paio di mesi fa da Jeff Bezos, capo di Amazon) è un apparecchio che sta lasciando il segno, come abbiamo detto più volte. Un potenziale iPod per i libri. L’arrivo del terzo modello, cioè il DX di dimensioni maggiori, come raccontavamo ieri, è la mossa decisiva. Farà  decollare il fenomeno oppure lo seppellirà , almeno dal punto di vista di Amazon.

Com’è andato allora il nuovo apparecchio DX con schermo da 9,7 pollici contro i 6 “tascabili” del Kindle 2, costo maggiorato (489 contro i 360 precedenti) e adesso la compatibilità  praticamente completa con il popolare formato Pdf? Quali sono le prime reazioni?

La notizia è arrivata anche in Italia e Corriere e Repubblica, tra gli altri, dedicano ampio spazio sia nella versione cartacea che in quella online alla notizia. In realtà , si tratta di notizie di agenzia, perché non c’erano giornali italiani presenti a New York durante il disvelamento del nuovo apparecchio. Le notizie che arrivano da noi sono quindi filtrate dalla comprensione di altri. Vediamo qual è stata. Per il Washington Post, il Kindle DX è un apparecchio “strategico” tanto che la testata pianifica di lanciare questa estate un programma di diffusione del suo giornale nell’area di Baltimora, dove l’edizione cartacea non è disponibile. Questa è la prima reazione: usare Kindle per gli abbonati e i nuovi lettori laddove la distribuzione tradizionale (uno dei principali fronti di costi per l’editoria stampata) non arriva.

Per John Morton, analista del settore della carta stampata, l’apparecchio è interessante e di stimolo nel mondo dell’editoria, ma dal punto di vista dei consumatori è troppo costoso. Quasi 500 dollari sono un traguardo superiore a quello, in proporzione, del primo iPod (che proprio economico non era). Le università  si stanno dimostrando entusiaste all’idea di sperimentare il Kindle DX come strumento per la didattica e soprattutto per quanto riguarda la diffusione di testi in formato elettronico: l’università  della Virginia pianifica di provarlo nei suoi master MBA, mentre altre università  come Princeton stanno studiando il sistema migliore di sfruttarlo come complemento per le lezioni. La stampa di dispense ed altro materiale per gli studenti (già  comprese nella costosa retta) costa a Princeton ogni anno 5 milioni di dollari.

Secondo il Los Angeles Times, la missione di salvare l’industria della carta stampata è il vero obiettivo del Kindle DX e ce la potrebbe anche fare. Soprattutto, nota i LATimes, il bello del Kindle è che non cambia il modello di business dei giornali, permettendo di andare avanti come si è fatto sinora, semplicemente eliminando la carta e sostituendola con la distribuzione virtuale. I modelli di distribuzione si poggiano su abbonamenti da 10 dollari al mese per il quotidiano scaricabile automaticamente tutti i giorni sull’apparecchio. Secondo Roger Fidler, direttore del digital publishing al Reynolds Journalism Institute, “i lettori digitali alla fine diventeranno ubiqui”, mentre per il salvataggio dei giornali la questione è un po’ più complessa ed ha a che fare con l’idea che Kindle DX offre un flusso di denaro costante (grazie al modello su abbonamento) che il web non ha mai realmente offerto.

A cavallo tra giornali e libri, il modello di business dietro a Kindle 2 e Kindle DX (che poi sta per “Deluxe”) parrebbe avere dunque fondamento e i primi risultati, come riporta uno dei blog del New York Times, lo confermano: si vendono relativamente pochi Kindle (mezzo milione, finora) ma ciascuno di essi fa vendere davvero molti libri, sono cioè usati da lettori “seriali”. Se si aggiunge anche il fattore scuola, come si trasformerà  il tutto? Kindle salverà  davvero l’editoria e il giornalismo tradizionale su carta stampata?

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