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Le implicazioni giuridiche e pratiche della sentenza Microsoft

Scrive Andrea:
“La recentissima decisione nella causa intentata contro la MS dal Governo federale insieme ad alcuni degli Stati USA ha suscitato grande interesse e reazioni contrastanti: soddisfazione negli ambienti solidali con la società  di Redmond e delusione nei suoi detrattori, tra i quali molti degli utenti Mac.



Quel che segue è un breve commento alla sentenza, cui è opportuno far precedere alcune premesse. La prima di carattere tecnico-informatico, nel senso che i termini usati nel testo della sentenza, ed anche in queste note, scritte da chi tecnico non è, possono forse suonare poco precisi. Il fatto che non venga sempre utilizzato il termine tecnico specifico non significa pero? imprecisione di argomentazione.



La seconda è tecnico giuridica, nel senso che le sentenza non conclude un processo tendente alla determinazione dei danni provocati dalla MS ai clienti-consumatori, ai rivenditori di computer e di programmi o agli sviluppatoru di software (per quello scopo ognuno di questi, oppure gruppi di questi, potranno dare corso alle opportune azioni giudiziarie, e taluna di queste risulta essere stata già  iniziata), bensì soltanto ed unicamente all’accertamento delle misure restrittive che è opportuno imporre alla MS per garantire la libera concorrenza e per impedire la continuazione di abuso della propria situazione monopolistica sul mercato, situazione – si noti – non già  creata dalla stessa MS, ma nella quale essa si è trovata a seguito di comportamenti del tutto legittimi.

Quest’ultimo aspetto riveste una importanza notevole, in quanto la sentenza non poteva evidentemente che tenerne conto, essendo questa una circostanza di fatto accertata fin dalle prime fasi del processo, e non contestata.

Dunque, ritenute eccessive le misure drastiche che erano state stabilite dal giudice Jackson in primo grado, tra le quali lo smembramento della società , sostanzialmente e in breve (la sentenza è di trecento pagine) è stato deciso di imporre alla MS, per la durata di cinque anni, prorogabili per altri due in caso di irregolarità , le restrizioni che seguono.



Con effetto immediato (30 giorni dalla sentenza):

– Divieto di discriminare, anche in caso di contratti con esclusiva, gli OEM,
ISP, sviluppatori, venditori di connettività  e web-hosting, a motivo
del fatto che questi ultimi installino sulle proprie macchine, supportino o
sviluppino, più di un sistema operativo ovvero applicazioni concorrenti
a quelle fornite da MS in bundle con il sistema operativo, ovvero opzioni per
disattivare tali applicazioni o richiamarne altre sostitutive, ovvero sistemi
di lancio automatico dopo il boot o di offerta pop-up di applicazioni concorrenti
tramite icone sul desktop o simili.



Le tariffe di licenza per il sistema operativo MS con specificati gli sconti quantità  e promozionali saranno pubblicate su un sito accessibile ai venti OEM mondiali di maggior fatturato ed agli Stati che hanno promosso la causa.



– Con effetto differito al rilascio del primo service pack per Windows XP, e
comunque entro tre mesi dalla sentenza:

Obbligo di portare a conoscenza di OEM, ISP, sviluppatori, venditori di connettività 
e web-hosting, le API, la documentazione ed i protocolli usati dalle applicazioni
MS per accedere al sistema operativo, inclusi quelli relativi alle applicazioni
di connessione ai servers MS ed ai sistemi operativi per gli stessi servers;
nonché

obbligo di fare in modo che gli utenti finali e OEM possano disattivare a priori, mediante icone ad hoc o menu di start up, qualsiasi applicazione MS o concorrente preinstallata.



A garanzia del rispetto di tali obblighi, vengono stabiliti due meccanismi, uno con effetto immediato e l’altro a trenta giorni dalla sentenza.



Immediato è il diritto per gli Stati parti in causa di prendere visione in via riservata di codici sorgente, libri, dossiers, contabilità , corrispondenza, memo, ecc. presso gli uffici MS, nonchè di interrogare dirigenti, impiegati o agenti della MS, anche sotto giuramento, per ogni questione attinente la esecuzione della sentenza.



Entro trenta giorni poi la MS dovrà  insediare un comitato di sorveglianza formato da tre consiglieri di amministrazione, che non siano e non siano stati alle proprie dipendenze, allo scopo di impartire le necessarie direttive e tenere informati tutti i dirigenti e responsabili di reparto circa le statuizioni e i divieti contenuti nella sentenza, tenendo aggiornata la lista di tali persone e certificando ogni anno che esse sono state debitamente informate e che nessuna violazione è stata riscontrata.



Questa la sentenza in poche parole: è facile capire, al di là  delle posizioni di parte, che l’idea sia stata quella di salvare l?azienda Microsoft pur cercando di mitigarne gli ardori spesso non del tutto limpidi.



Ma a me sembra che sia stato colto nel segno, cercando di mettere un freno a quelle pratiche commerciali che notoriamente contraddistinguono le politiche di Redmond. <

Non so con quale atteggiamento ci si prepari ad operare sotto sorveglianza, ma di certo non è una situazione che per una azienda anche plurimiliardaria sia facile da accettare e da gestire.



Se dell?altro c?è di storto, saranno gli Stati a scovarlo, ed i mezzi sono stati messi loro a disposizione, questo nella sentenza è detto apertamente.

Come pure non sono escluse le “class action” per danni subiti.

Quanto alla concorrenza, tolte di mezzo le configurazioni automatiche, le applicazioni obbligatorie e i contratti OEM capestro, parrebbe che le pari opportunità  adesso ci siano.



Si potrà  dire che è troppo tardi, ma si sa che le vie della Giustizia,
come quelle della Provvidenza, sono infinite, ma sempre troppo lunghe per chi
pensa di stare dalla parte della ragione.”



Nota aggiuntiva

“Leggo il 4/11/2002 su The Register (http://www.theregister.co.uk/content/4/27913.html)
una divertente nota a firma di Andrew Orlowski nella quale, viene ribadito che
le sanzioni appioppate alla MS non sembrano proporzionate ai comportamenti commerciali
scorretti accertati in corso di causa.



Ed è senz’altro da condividere la affermazione dell’articolista secondo cui il trattamento riservato alla MS si giustifica con il fine di garantire la sopravvivenza dell’azienda piuttosto che ristabilire la giustizia mediante provvedimenti esemplari e proporzionati alla gravità  dei misfatti.

Cio? che è ovvio, considerata l’attuale congiuntura USA e la dimensione dei recenti scandali finanziari.



Più precisamente poi ci si domanda perchè mai il Comitato di Sorveglianza che si è imposto alla MS di insediare sia stato configurato come un organo interno alla stessa MS e non esterno, e perchè sia stata approvata la clausola della Proposta di Decisione Transattiva in cui si prevede che (letteralmente, come riporta The Register) “nessuno dei lavori, accertamenti o raccomandazioni del Comitato di Sorveglianza potrà  essere utilizzato in procedimenti esecutivi davanti alla Corte, nè i membri del comitato testimonieranno in questioni relative a questa decisione-transazione.”



Senza voler scendere in particolari tecnici, a rigor di logica non sarebbe stato possibile formare il Comitato al di fuori della MS, in quanto il compito del Comitato stesso non è la semplice vigilanza sul rispetto del “nuovo corso” stabilito nella sentenza (a questo compito sono preposti i rappresentanti degli Stati e del Governo federale, insieme o singolarmente, ai quali, come si è visto, vengono riconosciuti larghi diritti ispettivi e di controllo), bensì la emanazione di direttive interne tese alla diffusione della conoscenza dei termini della sentenza tra i dipendenti, dirigenti e capi servizio per primi, e all’adozione di pratiche commerciali corrette secondo i principi contenuti nella sentenza stessa, il che presuppone una posizione gerarchica di autorità  all?interno della struttura MS.



Daltro canto, i sopra citati limiti di utilizzo come mezzo di prova di quanto accertato in sede di comitato, non hanno trovato accesso nella decisione finale, e costituiscono una delle tante parti della proposta transattiva poi in definitiva non recepite.



Certo, spigolando tra le decine di migliaia di pagine che formano gli atti del
processo, è facile trovare la frase isolata che dica tutto oppure il
contrario di tutto, ma questo non aiuta certo a capire, anzi porta all’effetto
contrario.

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