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Linux, una mina vagante chiamata SCO

Giorni di tempesta in casa Linux, e, soprprendentemente, i guai arrivano non dal grande rivale Microsoft, ma da quella che si potrebbe definire una serpe in seno.

In Marzo, SCO Group ha fatto causa per un miliardo di dollari ad IBM per l’infrangimento dei diritti di proprietà  intellettuale su UNIX; IBM avrebbe incorporato parti di codice di proprietà  di SCO dentro a Linux allo scopo di migliorarlo.

Ora si scopre che SCO ha inviato una lettera a 1500 aziende di tutto il mondo, docendo che potrebbero rischiare di essere citati in causa per aver utilizzato Linux!

La strategia di SCO è poco chiara: inizialmente sembrava che nel mirino ci fosse la sola IBM, poi le minacce sono state estese anche ad altri vendor come RedHat e SuSE. Dopo, un rappresentate di SCO ha dichiarato che il codice incriminato si trova “fuori dal kernel”. Poi, in varie dichiarazioni SCO affermava di non voler specificare, se non in tribunale, quali parti di sorgente sarebbero copiate.

Adesso pare che i problemi siano dentro e fuori dal kernel, che la causa potrebbe riguardare sia i produttori di distribuzioni che le aziende che usano Linux, e infine SCO sostiene che dimostrerà  le sue tesi prima del processo ad alcune persone specializzate e sotto un accordo di riservatezza.

La cosa curiosa è che SCO ha venduto fino a ieri la propria distribuzione Linux (è solo di questi giorni un comunicato stampa in cui SCO afferma di aver sospeso le commercializzazione di Linux), ed è un membro del consorzio UnitedLinux, che annovera anche Connectiva, SuSE e TurboLinux, che ovviamente continua ad essere sul mercato!

SCO era prima nota come Caldera, uno dei prime-movers in ambito Linux. Caldera Systems era poi entrata in borsa facendo leva proprio sulla propria distribuzione, e aveva in seguito rilevato le proprietà  intellettuali di Santa Cruz Operation (SCO), uno storico produttore di sistemi UNIX. SCO a sua volta aveva comperato i diritti sui sorgenti di UNIX da Novell, che li aveva rilevati dallo sviluppatore originale, AT&T.

La causa legale viene dal fatto che SCO si sarebbe accorta che molte parti di Linux deriverebbero da AIX, lo Unix di IBM, e che sarebbero stati proprio i programmatori di IBM a prendere del codice da AIX per inserirlo, al più lievemente modificato, in Linux.
IBM sostiene di avere una licenza perpetua e irrevocabile per l’uso di Unix.

La faccenda ha ovviamente reso SCO lo zimbello della intera comunità  Linux, che si è precipitata anche ad impugnare le armi, producendo un numero di documenti tecnici e storici che dimostrerebbero la assurdità  delle tesi della azienda americana.
Ci limitiamo a rilevare che, avendo SCO stessa venduto per lungo tempo una distribuzione Linux, in virtù della licenza GPL, se anche nel kernel ci fossero parti di codice copiate dalla proprietà  intellettuale della stessa SCO, il tutto ricadrebbe sotto la medesima licenza, la GPL appunto. Ma questo sarà  pane per gli avvocati di IBM, che, come qualcuno non ha mancato di far rilevare, saranno tanti da oscurare il cielo…

Sono in molti a sostenere che la vera motivazione dietro questa incredibile decisione di SCO sia la pessima salute finanziaria della azienda, che spererebbe di essere comperata da IBM; in questo modo si eviterebbe una vicenda giudiziaria lunga e potenzialmente pericolosa per la crescita di Linux.

[A cura di Marco Centofanti]

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