Secondo alcuni osservatori Jackson avrebbe avuto un colloquio con il suo collega Richard Posner che da Chicago sta tessendo la complicata trama che dovrebbe condurre alla soluzione di compromesso e ottenuto rassicurazioni sul fatto che la mediazione ha ancora qualche margine di manovra. “Posner – ha detto Ken Wasch presidente della potent Software and Information Industry Association di cui fa parte anche Microsoft – è ancora determinato ad andare avanti. Si tratta di una personalità molto forte e non si vuole arrendere. Potrebbe aver detto a Jackson che, in fondo, questa volta Microsoft ha messo qualche cosa sul tavolo e che varrebbe la pena di discuterne”.
Ma è inutile nascondersi che le difficoltà ci sono. “Fondamentalmente – ha detto ancora Wasch – il dipartimento di Giustizia non ha ancora tolto dal tavolo del dibattito i suoi “rimedi strutturali” e con rimedi strutturali si intende la separazione della società in più piccole entità , ciascuna con aree d’affari diverse”.
In alternativa si tratterebbe di istituire un monitoraggio sulla condotta del business di Microsoft, una pratica che il DOJ ritiene difficile da allestire e che in passato non ha condotto a buoni risultati. Prima ancora, però, sarebbe necessario trovare un accordo su quale tipo di condotta Microsoft dovrebbe seguire e questa sembra la parte meno facile del complesso processo di mediazione.
Il Dipartimento di Giustizia vorrebbe che Microsoft non aggiungesse più funzionalità a Windows, a meno ce queste non ineriscano, sostanzialmente, ai compiti del sistema operativo, la società di Redmond, invece, crede di avere il diritto di aggiungere quello che più ritiene giusto all’OS.
Su questo tema, probabilmente, si giocherà la sfida finale prima del giudizio di Jackson che, al di là di qualche sporadico commento ottimistico, sembra sempre più inevitabile.
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Microsoft: per la mediazione ultimatum al 6 aprile
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