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Microsoft: sentenza finale a fine maggio

Le tappe del procedimento sono state illustratre nel corso di un’udienza di una decina di minuti tenutasi questa mattina alla quale hanno partecipato gli avvocati delle due parti.
Il calendario prevede, tra il 25 e il 28 aprile, la presentazione del documento con cui il Dipartimento di Giustizia proporrà  il suo punto di vista sui provvedimenti da applicare, la risposta di Microsoft dovrebbe arrivare entro il 10 maggio e la replica, ancora a cura del DOJ, è attesa sette giorni dopo, il 17 maggio. La sentenza finale è stata fissata per il prossimo 28 maggio. “Il mio obbiettivo primario – ha detto Jackson alle parti – è di portare avanti questo caso il più velocemente davati ad un tribunale d’appello, qualunque esso sia perchè non voglio sconvolgere l’economia o perdere o farvi perdere altro tempo. L’ultima cosa che voglio è trascinare questa cosa avanti per mesi”.
Secondo gli osservatori Jackson è intenzionato a continuare a spingere velocemente il processo anche dopo la sentenza finale di fine maggio. Il giudice avrebbe infatti lasciato intendere di essere intenzionato a firmare una dichiarazione in base al quale il processo dovrebbe spedire l’appello, da qualunque delle due parti giunga, direttamente alla Corte Suprema. Se fosse realmente questa l’intenzione di Jackson l’iter potrebbe essere più corto di almeno 12 mesi. Alcuni vedono in questa decisione del giudice federale anche la volontà  di saltare diremente la corte di appello del District of Columbia che nel 1995 aveva sentenziato a favore di Microsoft.
In alcune dichiarazioni alla stampa la maggior parte degli esperti legali che hanno seguito da vicino il processo ritengono che i tempi stretti imposti da Jackson possono significare che la sentenza finale non contemplerà  lo smembramento di Microsoft. “Per pianificare una suddivisione di Microsoft in più società  – ha detto a C/Net Bill Kovacic, un professore di legge della scuola legale della George Washington University – ci vuole tempo, molto di più di una sessantina di giorni”. “Un rimedio che comporta pesanti sanzioni – ha aggiunto Bob Lande della University of Baltimore – deve essere preso cautamente e con ponderatezza”.
Intanto Jackson ha anche annunciato che i documenti che le parti si sono scambiate durante la mediazione di Chicago, poi fallita, verranno resi interamente pubblici, ciò per evitare che le due parti possano giocare con l’opinione pubblica rilasciando brani degli stessi scelti selettivamente per confermare le proprie tesi o smentire quelle degli avversari.

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