Il 2003 è andato in archivio come ‘l’annus horribilis’ per il mondo della musica. Secondo una indagine dell’IFPI (la federazione internazionale dell’industria fonografica) le vendite globali di musica nel corso dell’anno scorso sono calate del 7,6 lo scorso anno toccando i minimi storici dal momento dell’introduzione del CD.
A determinare il crollo del fatturato e delle vendite una serie di fattori convergenti. Oltre alla pirateria su Internet, le condizioni economiche e l’esplosione dei DVD e i videogiochi che assorbono tempo libero e risorse finanziarie dei consumatori.
L’Italia, secondo le indagini della IFPI, spesso accusata di essere una sorta di jungla in cui impera la pirateria digitale, avrebbe un trend di fatto in linea con quello globale: -7,87% nei volumi e -7,69% nel valore del fatturato dell’audio. Nel nostro paese si sono venduti 36 milioni di dischi contro i 39 del 2002; il fatturato è stato di 314 milioni di euro contro i 340 del 2002. In quattro anni il mercato italiano avrebbe bruciato 53 milioni di euro (-14,4%)
Globalmente la performance più preoccupante è quella che riguarda i CD scesi del 9,1% nelle vendite durante il 2003.
L’IFPI però lascia trasparire qualche segnale d’ottimismo quando sostiene che il declino continuerà anche nel corso del 2004 ma rallentando il passo. -4% la previsione per l’anno in corso. Ma il dato globale potrebbe non rispecchiarsi nell’Europa continentale (Germania, Franci e paesi nordici) nè in Giappone dove la crisi continua ad essere profonda.