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Musica digitale, rischio asfissia

Apple guadagnerebbe non più di 4 centesimi per ciascuna canzone venduta. La stima è stata elaborata in Gran Bretagna da alcuni osservatori del mercato della musica digitale e resa pubblica poco prima della conferenza In The City tenutasi a Manchester tra venerdì e martedì scorsi.

Se il dato si dovesse dimostrare esatto, sostiene The Independent che ha scritto un articolo sull’argomento, i gestori dei siti on line avrebbero di che preoccuparsi. Ben difficilmente con questi margini chi opera nel settore sarebbe in grado di sostenere un business a lungo termine. Ma se il castello della musica digitale dovesse crollare e l’esercito degli appassionati essere costretto, di nuovo, ad affidarsi all’illegalità  gli editori non dovrebbero fare altro che incolpare se stessi. “I detentori del diritto d’autore – dice il giornale britannico hanno raddoppiato la loro percentuale delle royalty, nonostante il costo marginale della produzione musicale online sia pari allo zero”. Le case editrici musicali, considera ancora The Independent, dovrebbero fare bene i loro conti quando decidono di non concedere musica presso servizi come iTMS, infatti il loro guadagno è maggiore per ogni canzone venduta online rispetto alla percentuale di guadagno derivata dalla vendita di CD.

Tra coloro che potrebbero soffrire di meno di un precipitare della situazione ci sarebbe, però, il leader indiscusso della vendita di musica on line, ovvero Apple. Cupertino, come arcinoto, trae il suo maggior profitto da iPod, l’unico player in grado di riprodurre l’audio venduto su iTunes Music Store. Ben diversa è la situazione per coloro che sono solo nel business della vendita di canzoni. Entro cinque anni, dice The Independent, molti dei servizi già  esistenti e di quelli che devono ancora affacciarsi a questo mercato, spariranno.

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