Così com’è comparso, all’improvviso, adesso se ne sta andando. Anche i virus, infatti, hanno una vita virtuale che a un certo punto si estingue. In questo caso, l’indicatore dell’esistenza del worm è la sua virulenza, cioè il numero di contagi o effetti deleteri che vengono manifestati.
A partire dal 26 gennaio, quando per la prima volta è comparso il virus, l’infezione ha lentamente cominciato a scendere, fino a toccare, lo scorso 3 febbraio, il minimo di 300 mila computer infettati. Sembrano molti, ma in realtà la progressione è stata molto maggiore. Il 27 gennaio, infatti, risultavano infettati 4,2 milioni di computer, secondo una ricerca di MessageLabs, aumentati a 4,5 il 28. Poi, il lento declino: 3,7 milioni, 3,6; 1,5 il 31 gennaio, 1,1 il 2 febbraio, 300 mila il tre febbraio.
La risposta delle società che producono software antivirus è stata in grado di colpire in maniera radicale l’infezione, ma soprattutto è positiva la velocità di risposta dei privati e delle aziende che hanno aggiornato i software necessari. Rimane preoccupante, tuttavia, la velocità del contagio, nato in un giorno e arrivato quasi istantaneamente al suo massimo.