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OpenOffice semplifica le licenze: più libertà  agli sviluppatori

Coloro i quali hanno un interesse solo superficiale al mondo dell’Open Source potrebbero rimanere meravigliati dallo scoprire quanti e quali diversificazioni esistono per le licenze di rilascio.
Dal semplice programmatore singolo, al gruppo più organizzato worldwide, passando per la software house e la megacorporation, ciascun attore della scena ha ritenuto opportuno sposare questa o quella forma di licenza, ponendo condizioni più o meno restrittive a seconda della volontà  di guadagno, diffusione, lucro, divulgazione.

Chi, anche con i nostri Mac OS X, ha scelto di adoperare programmi derivati dal mondo del software libero, non avrà  potuto fare a meno di osservare le diversità  tra la GNU General Public License (o GNU GPL) e la Licenza Pubblica Mozilla (MPL). tra la GNU Lesser General Public License (GNU LGPL) e la licenza X11 o la licenza BSD originale o modificata, tanto per citare le più comuni e di frequente utilizzo.

Per l’utilizzatore occasionale conoscere i limiti di utilizzo o le restrizioni, magari non è primario, nel lavoro di tutti i giorni, ma per un uso consapevole degli strumenti informatici disponibili sarebbe opportuno documentarsi (anche per poter dare una concreta mano alla comunità  degli sviluppatori). La suite di produttività  OpenOffice è un chiaro esempio di come un prodotto nato sotto una licenza di tipo commerciale (ricordare l’egida di Sun ed il suo StarOffice), sia migrato poi verso un tipo di sviluppo “globalizzato” con risvolti più marcatamente “open”.

L’interesse verso questo tipo di prodotto, avente l’intenzione di contrastare lo strapotere dell’Office di Redmond, è sempre stato fortissimo, tanto da far sviluppare ai suoi creatori, un’apposita forma di licensing, cucita appositamente intorno ad OpenOffice.

La SISSL, Sun Industry Standard Source Licence, è una licenza per software libero, con debole permesso d’autore (incompatibile con la GNU GPL a causa di piccoli dettagli piuttosto che per impostazione generale), licenza che insieme alla LGPL ha accompagnato per anni OpenOffice.
La complicazione del rilascio di OpenOffice sotto doppia licenza ha spinto recentemente Sun ad abbandonare in sordina la sua SISSL in favore della sola LGPL. Ma in concreto cosa cambia per l’utente comune?
Formalmente nulla: l’utilizzatore finale potrà  ancora continuare ad utilizzare la Suite senza nessun aggravio economico; i distributori, dal canto loro, potranno ancora includere OpenOffice in abbinata con le vendite di computer oppure associato alle distribuzioni Linux.

Ecco quindi la scelta di Sun ispirata alle strategie della “cugina” Apple: concedere una ampia base di libertà  alla comunità  Open Source per aumentare la diffusione dei propri prodotti. Nello specifico la LGPL consente di riutilizzare i programmi rilasciati con essa anche in software commerciali, riutilizzo non ammesso dalla tradizionale GPL. Di conseguenza saranno i programmatori coinvolti nel progetto ad essere interessati al recente cambio: mentre in passato solo Sun deteneva i diritti sul codice programmato, in questo modo entrambe le realtà , sia la corporation che i partecipanti al progetto avranno tutti i diritti di utilizzare, modificare e ridistribuire come meglio aggrada il lavoro sotto copyright.

Una chance per saperne di più sull’evoluzione di OpenOffice, sul suo attuale presente, il suo futuro e gli sviluppi possibili, è partecipare alla OpenOffice.org Conference che si terrà  negli ultimi giorni di settembre a Koper – Capodistria, in Slovenia.
L’incontro, patrocinato congiuntamente dai team italiani e sloveni di traduzione di OpenOffice, oltre che a due Linux User Group locali, è la prosecuzione delle analoghe convention di livello europeo tenutesi gli anni scorsi a Berlino ed Amburgo.
Nel più puro spirito Open Source, anche la conferenza sarà  completamente gratuita.

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