Chi segue con attenzione il promettente settore dei dispositivi palmari, avrà intuito del cambiamento epocale prospettato. PalmSource, il consorzio che si sta occupando della definizione e realizzazione del futuro Palm OS 5, per ottenere un’iniezione di velocità , ha sposato l’adozione dei microprocessori della famiglia ARM in luogo degli attuali Dragonball, con una prima conseguenza preoccupante.
In tal modo, si è resa necessaria la riscrittura di tutte le applicazioni, da parte degli sviluppatori, effetto collaterale assai fastidioso, in termini di tempo e di efficienza, se non addirittura dannoso per la diffusione della nuova piattaforma.
PalmSource, quindi, ha deciso di tamponare il problema per mezzo di un emulatore denominato PACE (Palm Application Compatibility Environment), il quale si occuperà di interpretare le istruzioni delle applicazioni esistenti, funzionanti sui processori della famiglia Dragonball, e “tradurle” per farle girare sugli ARM.
Il dubbio, legittimo, che potrebbe sorgere è: la qualità dell’emulazione sarà tale da rendere il Palm OS 5 più lento dell’OS 4? A sentire le opinioni dei programmatori, la risposta è negativa.
Per sgombrare il campo dalle preoccupazioni, alcuni sviluppatori hanno avuto modo di testare le loro applicazioni su dei sistemi di prova con OS 5 e non ne sono rimasti scontenti. Sfortunatamente, le clausole di segretezza alle quali sono vincolati non permettono di conoscere i particolari delle performance e le specifiche degli hardware utilizzati, anche se le paure degli utenti dovrebbero esser state alleviate.
A sostenere queste voci si sono prodotti in lodi della soluzione, sia Howard Tomlinson, CEO di Astraware, che Aaron Ardiri di MobileWizardry, quest’ultimo affermando anche che l’emulazione tramite PACE di un loro prodotto risultava più veloce delle API ch’erano state implementate nativamente.
Nel dettaglio, PACE non si occuperebbe di emulare il chip Dragonball 68k od altro hardware né di far girare il vecchio Sistema Operativo, bensì di interpretare quelle stesse istruzioni e controllare le trap (usate dalle applicazioni per le chiamate alle API di Sistema) dirottandole nel Palm OS 5 nativo. Tutte le chiamate a livello dell’OS sono state implementate in codice puro per ARM, così, il Sistema stesso può avvantaggiarsi della piena velocità dei nuovi processori.
Naturalmente, anche per i palmari, la velocità del Sistema Operativo è dipendente in forte misura dal tipo di microprocessore utilizzato, ed al momento c’è una ristretta scelta di chip ARM abilitati a funzionare con OS 5, ma con un range di velocità sufficientemente ampio. Comunque i processori più lenti dovrebbero essere utilizzati solo su dispositivi di fascia bassa, mentre è quasi certo che i primi palmari ad essere presentati con OS 5 saranno dispositivi ad alte prestazioni, di fascia alta, rivolti ad un mercato professionale. Porgendo l’orecchio alle indiscrezioni, proprio il primo Palm con OS 5 monterebbe il chip OMAP1510 a 175 MHz di Texas Instruments.
Nonostante queste voci incoraggianti, dovrebbero esserci ancora margini di miglioramento: come già dicemmo in precedenza, OS 5, non consentirà da subito di scrivere applicazioni completamente native per i nuovi processori, sebbene si possano includere piccoli spezzoni in codice per ARM, detti “ARMlets”. Il passaggio totale a vere applicazioni native sarà possibile con la successiva versione del Palm OS, genericamente conosciuta come OS 6, per quanto PalmSource non ne abbia ufficialmente assegnato il nome.
Secondo le dichiarazioni di PalmSource, i programmi ricompilati per i chip ARM, su un processore a 200 MHz sarebbero di 61 volte più veloci, rispetto a quelli funzionanti su un Dragonball a 33 Mhz.