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Spotlight, la fine del caro, vecchio Finder?

C’è chi di mestiere fa lo sviluppatore e ha già  avuto modo di provarlo da mesi. Chi invece lo ha “intercettato” da qualche sito non troppo legale oppure chi semplicemente ha voluto provare per qualche attimo l’ebrezza della novità . Tra poche ore tutti quelli che lo vorranno potranno comprare Tiger, la versione 10.4 di MacOs X, e troveranno una sorpresa, a detta di chi già  lo ha sperimentato. Rivoluzionaria.

spotlight

Tra le più di 200 nuove funzionalità , da Automator ai widget di Dashboard, infatti, spicca su tutte Spotlight, il nuovo sistema di ricerca globale nato da una costola di iTunes, basato su di un sistema di indicizzazione automatica che crea un database di metadati e permette di cercare tutto (parole chiave, date, formati) all’interno di tutto (pdf, mail, appuntamenti, documenti). E’ una rivoluzione annunciata: non solo dal bisogno di avere più potenza nei metodi per ritrovare le informazioni di cui abbiamo bisogno, ma anche perché trasforma il modo in cui accumuliamo le informazioni nel Mac.

Se fino a questo momento è stato il Finder, vale a dire l’interfaccia con la sua metaafora di finestre e icone, a consentirci di deporre in apposite cartelle i documenti e poi di cercarli per attivarli ritrovandoli – dopotutto in inglese finder è colui che trova – adesso invece basta digitare poche parole magiche dentro Spotlight e il gioco è fatto.

Si possono creare sia nell’interfaccia che in Mail delle cartelle “intelligenti”, in grado di contenere i criteri della nostra ricerca e mantenere il contenuto aggiornato. Non è più necessario “salvare” od “organizzare”, creando gerarchie infinite di cartelle e sottocartelle, oppure scrivanie strapiene di documenti da tenere “sott’occhio”.

E’ in qualche modo la fine del Finder per come lo conosciamo, hanno detto alcuni dei primi sperimentatori di Tiger. E’ la fine del modo convenzionale di preoccuparsi di come archiviare e organizzare la conoscenza sotto forma di documenti, perché adesso si ritrova tutto con mille criteri diversi e tutti intuitivi. Tanto è vero che i precursori di noialtri comuni mortali, gli sperimentatori delle già  stabili versioni in beta di Tiger sostengono che è come una droga, peggio di Exposé: una volta installato non si riesce più a tornare al vecchio Panther, 10.3. Impossibile. E’ come usare Gmail: si butta tutto dentro, tanto poi è possibile cercare qualsiasi mail con qualsiasi criterio, grazie a Google.

Spotlight rende l’esperienza d’uso di Tiger qualcosa che – giurano – vale la pena dell’acquisto. Tra poche ore, qualche giorno al massimo, proveremo anche noi e poi vi sapremo dire…

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