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Stop al software proprietario nella Pubblica Amministrazione?

Chi ha un rapporto costante con la pubblica amministrazione sanno quanto sia difficile se non impossibile convivere con le istituzione se si utilizza un sistema operativo Mac. Ancora più difficili le cose divengono se, per ragioni personali, si scelgono programmi che non sono compatibili con lo standard Microsoft.

Per leggere documenti si deve avere Word, per vedere tabelle o grafici si deve possedere Excel; in passato persino per fare la dichiarazione delle tasse si doveva avere Windows. Il tutto, come ben sa a chi osserva attentamente il mercato, con un notevole aggravio di costi per i comuni cittadini, costretti a pagare una sorta di imposta supplementare, spesso molto salata, solo per poter svolgere i propri doveri od esercitare i propri diritti quando invece usando applicazioni freeware e di libero ed universale utilizzo è possibile fare praticamente tutto.

Questa filosofia, che da anni cerca di farsi largo in molti ambiti, pare finalmente essere finita anche all’attenzione del legislatore che comincia a capire che la pubblicazione di documenti leggibili e utilizzabili da chiunque e senza essere costretti a sborsare centinaia di euro solo per leggere un testo di legge o una circolare ministeriale.

A farsi promotore di un disegno di legge in tal senso è stato il senatore dei verdi Fiorello Cortiana.
Nella sua proposta si prevede l’obbligo da parte della pubblica amministrazione di pubblicare materiale elettronico solo in formati tali che siano accessibili a chiunque e che non obblighino all’acquisto di software proprietario.
‘€œNella società  della comunicazione ‘€“ dice Fiorello Cortiana ‘€“ gli alfabeti devono avere una disponibilità  universale. E’€™ necessario abbassare, fino ad annullare, la soglia di accesso all’€™innovazione’€. ‘€œIn pratica ‘€“ sottolinea Cortiana in alcune dichiarazioni al Sole 24 ore – l’€™uso di formati proprietari discrimina i cittadini sulla base delle loro scelte informatiche e si traduce in un sostegno della pubblica amministrazione ai produttori di programmi in grado di leggere quei formati, costringendo i cittadini a diventare clienti di quei prodotti’€.
Il disegno di legge si spinge anche più in là , fino ad imporre l’uso di prodotti open source alla pubblica amministrazione. Di fatto questo significherebbe l’ingresso massiccio negli uffici e nei ministeri del sistema operativo Linux ma anche di : Open office, Apache, Gimp, Perl e Python restringendo l’utilizzo di sistemi operativi proprietari, il che significa essenzialmente Windows in tutte le sue varianti, ad ambiti in cui non è possibile fare altrimenti per la mancanza di alternative.
In molte nazioni europee sono stati introdotti provvedimenti di legge che vanno nella stessa direzione auspicata dal senatore Cortiana. Vedremo se e come la proposta sarà  recepita dal Parlamento Italiano.

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