Separare Internet Explorer da Windows e collocarlo nell’area dei progetti Open Source potrebbe significare gravi disagi per gli utenti. Questa la tesi sostenuta ieri in tribunale da alcuni avvocati di Microsoft che hanno affrontato l’argomento interrogando l’economista Carl Shapiro.
Shapiro, uno dei testi a sfavore di Microsoft, aveva affermato che una delle scelte possibili per limitare lo strapotere di Microsoft potrebbe essere quella di trasformare IE in un prodotto separato da Windows e da collocare nell’area open source.
A quel punto l’avvocato Bull Lacovara ha ricordato che la stessa esperienza in campo Netscape ha prodotto solo un navigatore molto più pieno di bug rispetto a quello che era in precedenza, quando era sotto il pieno controllo di un team di sviluppo interno.
Shapiro ha ammesso che questa è una possibilità che però si può evitare se Microsoft collabora, fornendo standard cui attenersi.
Shapiro per rafforzare la sua tesi ha poi sottolineato come Microsoft con una versione open source di IE non sarebbe in grado di controllare interamente il ‘ciclo’ di Internet e non potrebbe privilegiare la piattaforma Win. Al momento, invece, anche quando produce versioni per piattaforme alternative, è Redmond a decidere che cosa implementare al di fuori del sistema Windows.
L’esempio, secondo Shapiro, è nella versione per Mac di Internet Explorer che non è stata aggiornata e che non verrà aggiornata, affermazione apparentemente in contraddizione con quelle avanzate dalla stessa Microsoft che nel corso di un recente incontro con la stampa ha posto proprio un update di IE tra le priorità del suo gruppo di lavoro Mac.