La giornata di venerdì potrebbe segnare una tappa fondamentale nella lunga ed intricata vicenda del processo Microsoft.
La giudice Kollar-Kotelly, infatti, entro sera dovrebbe presentare il suo giudizio sull’ammissibilità della mediazione raggiunta tra Microsoft e il Dipartimento di Giustizia.
La sentenza, di fatto, dovrà dire se l’accordo che il DOJ e il colosso di Redmond hanno stipulato al termine del lungo iter giudiziario e che dovrebbe mettere fine alla causa, fornisce realmente un rimedio alle infrazioni di cui Microsoft è stata giudicata colpevole e se è nell’interesse della comunità .
Ricordiamo che Microsoft è stata giudicata responsabile di avere infranto la normativa anti trust americana sia in prima istanza che in secondo giudizio. La corte d’appello però aveva cancellato la disposizione pronunciata dal giudice Jackson che imponeva la separazione in due entità distinte, una che si sarebbe occupata di produrre sistemi operativi e una applicativi, demandando ad una nuova tornata giudiziaria i rimedi per impedire l’abuso di potere dominante. Il Dipartimento di Giustizia, però, cambiata l’amministrazione politica, aveva deciso di trovare un accordo extragiudiziario con la società e che impone provvedimenti giudicati da molte parti troppo blandi.
La giudice Kollar-Kotelly oltre a dire se questo accordo è nell’interesse della comunità , dovrà anche pronunciarsi sulle richieste di alcuni Stati americani che non hanno accettato la mediazione e che hanno continuato per loro conto, senza più il supporto del DOJ, la causa contro Microsoft.
Gli Stati chiedono, essenzialmente, che Microsoft distribuisca versioni differenti di Windows consentendo a chi lo desidera di avere il sistema operativo, ad esempio, senza Internet Explorer o senza Windows Media Player. Richiesta definita tecnicamente e logicamente impraticabile da Microsoft che rivendica il suo diritto ad innovare l’OS includendo componenti come IE o il riproduttore multimediale.