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Vite parallele

Palm è in una fase delicata della sua esistenza: in procinto di cambiare architettura, di fronte alla separazione di settore hardware e software, in una posizione molto forte in termini di diffusione ma con concorrenti che hanno “fame” di quote di mercato. Sfide difficili e problematiche e la cui soluzione in positivo è fondamentale per le prospettive del maggior produttore di PDA al mondo. Sfide per le quali Palm ha un riferimento preciso: Apple.
L’esperienza di Cupertino, sia nel passaggio dal 68k al PPC sia nel rilascio di un sistema operativo radicalmente rinnovato, rappresenta una sorta di filo rosso per Palm. Lo ammette l’attuale responsabile del settore software di Palm, David Nagel. Nagel, intervistato da C/Net per la rubrica Newsmakers, è stato uno dei maggiori dirigenti di Cupertino dell’era pre-Jobs e conosce molto bene le vicende e i travagli della sua ex società . Travagli e vicende che appaiono molto simili a quelle di Palm.
“Il parallelo tra Apple e Palm – dice Nagel – é pressoché perfetto, in particolare se si considera il passaggio dai processori 68k e PPC. La differenza tra noi e loro è che per Apple la transizione fu difficile per la complessità  delle applicazioni e del sistema operativo, molto più complesso del Palm OS. I chip ARM sembrano un architettura piuttosto semplice su cui lavorare e non vediamo all’orizzonte alcuna espansione del codice”
Il parallelo, secondo Nagel, continua anche se si considera che Apple, per modernizzare il suo sistema operativo, dovette acquistare NeXT. Palm ha comprato Be. Per Apple la transizione è apparsa piuttosto facile, argomenta l’intervistatore. “Le cose viste – dissente Nagel – appaiono sempre facili se viste dall’esterno. Ricordo che l’argomento PowerPC, ai miei tempi alla Apple, fu una cosa che faceva tremare i polsi. Sul piano della modernizzazione, in ogni caso, ho imparato molto dalla mia esperienza alla Apple. Nel campo tecnologico si devono prendere dei rischi, in caso contrario si finisce per rilasciare prodotti banali”. Rischi che Apple si è presa con Mac OS X, al contrario di quanto non fece con Copland, sostiene Nagel “Molti bravi sviluppatori – dice l’attuale responsabile di Palm – lasciarono Apple. Se n’era andato anche la persona che aveva scritto l’emulatore 68k su PPC. Solo per capire che tipo di sfida alla Apple si assunsero quando decisero di modernizzare il nuovo OS basta considerare che ci sono voluti sei anni per rilasciare il sistema operativo attuale. Questo nonostante Jobs e Tevanian arrivarono alla Apple con un team di ingegneri incredibili”
Nagel, si legge nell’intervista, avrebbe appreso anche altre cose dall’esperienza in Apple. Ad esempio, dice Nagel, “non importa quanto buoni sono i tuoi prodotti, se non hai un modello aperto vieni sopraffatto e finisci per avere il 2,5% del mercato”. Per questo Palm avrebbe deciso di separare hardware e software.
Curioso che in tutto questo “andare e venire” tra l’esperienza di Apple e quella di Palm nè l’intervistatore nè l’intervistato si ricordino di un altro parallelo sui cui sarebbe interessante ascoltare l’opinione di Nagel, l’esperienza dei cloni Mac.
Apple fu costretta a cancellare le licenze del Mac OS dopo avere constatato che i suoi concorrenti riuscivano a produrre macchine a costo inferiore e contenuto tecnologico superiore. Palm concede in licenza il suo OS e benchè formalmente chi produce il sistema operativo sia oggi una realtà  diversa da chi produce l’hardware non si può vedere un pericoloso parallelismo con la situazione vissuta da Cupertino. Il rischio è che Handspring ma anche Sony finiscano per fare prodotti meno costosi e più innovativi di quelli di Palm erodendo pericolosamente la quota di mercato del, per ora, maggior produttore di PDA al mondo. Apple risolse la querelle con l’acquisto di PowerComputing. Chissà  che cosa pensano di fare a Santa Clara…

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