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Addio, vecchio e fedele disco rigido: au revoire… (parte seconda)

Riassumere la vicenda è semplice: pochi mesi dopo che è scaduta l’AppleCare, la garanzia del mio PowerBook (e che ho evitato di sottoscrivere l’estensione a tre anni stupidamente) ecco che il disco all’improvviso cede. Morto, cadavere, non resuscitabile. Cosa fare in questi casi? In un attimo due differenti pensieri si affacciano alla mente: cosa c’è di importante sul disco? Cosa ho fatto per impedire che il danno che in effetti mi ha travolto fosse mortale?

Facciamo un altro passo indietro: chi scrive, il vostro cronista, ha tutta l’intenzione di dichiarare pubblicamente la propria stupidità  e la mancanza di preparazione psicologica agli eventi che sappiamo e che, diciamocelo, erano abbondantemente prevedibili. Dopotutto, se si condensa tutta la vita digitale e professionale su di un computer per di più portatile, per quanto sia un Mac (che ti vizia, perché affidabile e sicuro), un mezzo pensiero a cosa fare in caso di perdita di dati ci si dovrebbe porre. Dopotutto, il disco rigido è l’unica parte del computer in movimento, e quindi soggetta a fisiologico rischio di usura o danneggiamento. Senza contare che i computer portatili per definizione viaggiano, insieme al padrone, e quindi possono cascare, venir rubati, essere persi. Insomma, uno ci pensa al fatto che tante e così importanti cose possano essere a rischio. Se poi per lavoro si scrive, e ogni giorni tra le altre attività  si scrive anche su Macity, raccontando di tecnologia e rischi della tecnologia (oltre alle opportunità ), forse bisognerebbe a un certo punto fare una riflessione.

Il proprietario di questo sfortunato PowerBook 15 pollici da 1,5 Ghz, con 1 Gb di ram e un disco (fallace e mendace) da 80 Gb il ragionamento – perché un limite alla fessitudine c’è sempre – l’aveva fatto. A San Francisco, per la precisione, a gennaio di quest’anno. E poi, entrando nell’Apple Corporate Store di Cupertino, al numero 1 di Infinite Loop, il suddetto cronista e proprietario del computer ha preso una decisione che due giorni fa ha all’improvviso avuto un’importanza da strategica a storica (per quanto riguarda la mia storia individuale), e cioè di acquistare un disco da 250 Gigabyte LaCie PorscheDesign. Conquistato dal prezzo più che da ragionamenti sofisticati, dopo aver verificato che i trasformatori elettrici sono multitensione (e quindi il disco avrebbe funzionato anche in Italia con un adattatore da un euro), il vostro cronista si è risparmiato lacrime e stridor di denti otto mesi dopo tondi tondi.

Comprato il disco e tornato in Italia, l’operazione era stata quella di partizionare il volume in due, una parte da 85 Gb a scopo backup e l’altra come archivio multimediale di musica e video che sul disco interno non trovavano posto. Passati i primi giorni, in cui SuperDuper!, l’utility preferita per creare il backup, veniva utilizzata ogni sera, l’entusiasmo per la sicurezza piano piano era cominciato a sfumare. Certo, il backup incrementale di una versione identica a quella sul disco, in grado di sostituire totalmente il disco interno addirittura avviando dal LaCie esterno era una bella cosa. Ma fare il backup ogni giorno è un po’ più fastidioso. Da giornaliera la pratica è diventata settimanale e poi mensile. La mazzata finale è stato Tiger. Il maledetto, utilizzando Spotlight e un sistema di indicizzazione dei dischi, modifica le proprietà  dei singoli file (praticamente la data di modifica, perché li legge) e in questo modo costringe SuperDuper! a fare un backup completo ogni volta. L’operazione da venti minuti si trasforma in un “parto” di quasi un’ora. Abbastanza da scoraggiare anche il più diligente allievo della scuola di backup di sicurezza.

Insomma, quando arriva il momento topico del crash del disco, quando è stato fatto l’ultimo backup? Una rapida verifica porta un dato allarmante: il 15 agosto, quasi due settimane prima. Cos’è è stato fatto di fondamentale con quel disco ormai distrutto, nel frattempo? E il disco, sarà  riparabile?

Qui entra in gioco la seconda variabile: l’aiuto esterno. Sempre avere un negozio e degli amici abili e professionali a portata di voce. Soprattutto, amici che non siano emotivamente coinvolti, perché l’esperienza insegna che i danni maggiori arrivano adesso, quando il disco non funziona e si tentano cose folli per recuperare i dati. C’è chi a fronte di un piccolo problema facilmente superabile ha massacrato con utility di dieci anni prima (pensate per un file system diverso) tutto il disco, provocando danni irreversibili. Cosa fare allora? Se siete a Milano, il mio consiglio è di correre a Mac@Work. Questo è stato quello che ho fatto io, all’alba di giovedì, portando in borsa a tracolla tutte le mie ansie e le mie speranze.

Potreste trovare Fabrizio e il suo michelangelo, cioè Francesco, che cominciano subito a lavorare con cortesia e professionalità  sul vostro computer morente. E magari, se la congiuntura lo consente, fornirvi anche quell’iBook usato in conto vendita come “Mac di cortesia”. Un iBook 800 sul quale sto scrivendo in questo momento.

Lì il disco dà  segni di vita, si può già  recuperare subito da un riavvio fortunato qualche dato che è sulla scrivania e poi lasciare la macchina a disposizione degli esperti per una cura più approfondita. Occorre un sistema professionale, un software dedicato, un disco esterno in grado di ricevere tutto il “prodotto” del PowerBook e tanta pazienza. Sperando che sia possibile recuperare. Ci si riuscirà ? I dati potranno essere presi, un bit alla volta, dal disco apparentemente resuscitato? No, questo ve lo anticipo. Però forse una seconda possibilità  c’è sempre. Nella terza e ultima puntata (speriamo) di questa odissea del vostro cronista, vedremo cosa sarà  stato possibile fare. Un piccolo consiglio, prima di salutarci per oggi: attenzione, perché nelle situazioni di crisi è la fretta la peggiore consigliera. Fare e disfare – come il Mac ci aiuta a fare visto la sua superiore stabilità  e affidabilità  come media – diventa un comportamento suicida. Quando c’è il danno irrisolvibile, meglio ricorrere a chi la sa più lunga e soprattutto non ha fretta…

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