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Apple taglia le commissioni agli affiliati App Store del 64%

Apple ha deciso di tagliare le commissioni riconosciute per gli acquisti effettuati mediante link che puntano alle app iOS e Mac App Store.

In una mail inviati ai membri del suo programma affiliati, Apple ha comunicato la riduzione che passa dal 7% al 2,5%. “A partire dal 1 maggio 2017” si legge nella mail inviata da Apple, “le commissioni per tutte le app e i contenuti in-app saranno globalmente ridotte dal 7% al 2.5%. Tutti gli altri tipi di contenuti (musica, film, libri e TV) continueranno a offrire il 7% di commissioni in tutti i mercati. Continueremo inoltre a pagare le commissioni agli affiliati per le iscrizioni ad Apple Music e dunque ci sono molti modi di ottenere provvigioni con il programma”.

Apple al momento offre una commissione una-tantum del 50% per i nuovi abbonati ad Apple Music che decidono di abbonarsi entro 30 giorni dalla visita ottenuta da un sito web, ma per ogni applicazione venduta grazie ad una segnalazione i già più che modesti profitti precedenti (visto che un saranno ridotti del 64%).

La decisione di Apple potrebbe essere il chiodo sulla bara di un ecosistema, quello che ruotava intorno alla scoperta e alla recensione di applicazioni, un ecosistema che aveva dato origine ad una lunga serie di siti alcuni dei quali scritti con professionalità capaci di trovare piccole gemme nel mare sconfinato delle centinaia di app rilasciate ogni giorno,  ecosistema già duramente provato e falcidiato dal proliferare di giochi e app gratuite con vendita in app di contenuti aggiuntivi, oggi la stragrande maggioranza dei programmi di app store, che danno un ritorno zero ai siti che lavorano per testarli e segnalarli.

Diversi siti web, in conseguenza del taglio alle commissioni, avranno poco interesse ad investire tempo per valutare, pubblicizzare, presentare o raccomandare app dalle quali non guadagnano nulla, anzi indagare le quali rappresenterà un costo. Basti pensare che un sito come questo e molti altri che hanno un elevato volume di pagine servite, hanno una identità fiscale e sono scritti da giornalisti retribuiti, deve ricavare da quel 2,5% le tasse, il costo del servizio della pagina e soprattutto quanto viene riconosciuto a chi scrive l’articolo, consapevole che una notizia con la segnalazione di un’app sconosciuta genera regolarmente un basso numero di click.

Questo fa correre il rischio che qualche pagina internet specializzata in app, se decide di lottare per sopravvivere, punti su pubblicità invasive, oppure presenti solo segnalazioni a pagamento, per accettare le quali il primo elemento messo in conto, come intuibile, spesso non è la qualità dell’app.

La situazione che si genererà, in definitiva, cancellerà piccoli, ma preziosi siti e piccoli ma geniali sviluppatori privi di mezzi economici. Solo i big del settore, già oggi mostruosamente favoriti (come facile intuire dalle classifiche dello store) potranno mettere a bilancio budget per pubblicizzare le loro creazioni, e a prevalere saranno i più ricchi o i più furbi. In definitiva a rimetterci saranno prima gli utenti e in seconda istanza la qualità globale dell’offerta di App Store

La speranza a questo punto è che Apple prima di fare questa scelta abbia svolto valutazioni accurate e abbia una strategia alternativa che noi in questo momento non siamo in grado di intuire.

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