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Il blackout Internet del 21 Ottobre è colpa di Internet delle Cose e di Mirai

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Il blackout che ieri ha impedito il corretto funzionamento di numerosi siti web nella giornata del 21 ottobre è stato portato a termine usando una botnet denominata Mirai. Stando a quanto riporta Flashpoint, azienda specializzata in sicurezza, la botnet ha sfruttato l’approccio DDoS (Distributed Denial of Service) avente come bersaglio Dyn, grande azienda nota per i domain name server e mettendo KO realtà quali Twitter, Spotify, Reddit, il New York Times, Pinterest, PayPal e molte altre ancora.

Flashpoint riporta di avere osservato comandi mirati ad attaccare le infrastrutture di Dyn; non è al momento chiaro se siano state utilizzate altre botnet ma Mirai è stata già sfruttata in altre occasioni.

Da evidenziare che Mirai non è uno strumento di hacking ma un in insieme di computer o altri sistemi sfruttati all’insaputa dei proprietari. Le botnet in genere sono formate da migliaia di dispositivi e nel caso di quelle di grandi dimensioni, si parla anche di centinaia di migliaia di computer e dispositivi. I proprietari non sospettano minimamente di essere “infetti”; potrebbero notare che i loro computer sono un po’ più lenti del solito, ma spesso è un rallentamento che l’utente percepisce come nella norma.

Non è semplice smantellare le botnet giacché questo richiede gli sforzi congiunti di vari organismi e paesi. Stando a quanto riportano i ricercatori Mirai sfrutterebbe debolezze dei sistemi IoT.

A fine settembre è stato preso di mira il sito del ricercatore Brian Krebs (esperto in sicurezza informatica), sfruttando vulnerabilità di 145.000 dispositivi come telecamere di videosorveglianza e DVR presenti in vari uffici e case di tutto il mondo. Il codice sorgente di Mirai è open source e gli esperti di sicurezza evidenziano che nuovi attacchi di questo tipo, su larga scala, saranno probabilmente sempre più frequenti.

Molte botnet sono rimaste attive per anni; le autorità di vari paesi nel mondo collaborano per “disinnescarle” ma così come muoiono, ne nascono altre. Quanto accaduto deve ad ogni modo fare riflettere i produttori di dispositivi IoT: molti dispositivi nascono e sono abbandonati dai produttori, lasciando libere vulnerabilità importanti.

Tra i parametri che un utente dovrebbe considerare prima di acquistare dispositivi legati all’IoT, è da valutare anche la serietà dell’azienda in materia di sicurezza. Non sembrerà dunque strano che per entrare a titolo definitivo con Homekit nel mondo della domotica Apple abbia voluto puntare prima su un elevato livello di controllo degli accessi e delle autorizzazioni strettamente legate ad Apple ID: se questo può da una parte rappresentare un modello di chiusura ad altri sistemi operativi dall’altra garantisce un ecosistema con un maggiore grado di affidabilità.

DDOS Mirai Internet delle cose
Mappa dell’ultimo attacco Ddos – Distributed Denial of Service

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