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Cambio regime IVA download digital, dal primo gennaio cambiano le regole su App Store

In Europa per l’IVA sui download digitali si cambie e anche Apple si adeguerà alle nuove norme: la tassa applicata non sarà più quella del Lussemburgo (15%), ma quella dei paesi di acquisto (per l’Italia il 22%)  il che significa, solo potenzialmente, un aumento dei prezzi su App Store  e Mac App Store.

La notizia, nota da settimane, è stata portata alla luce da una comunicazione distribuita questa notte da Apple agli sviluppatori: : «Il primo gennaio – scrive Apple – il tasso dell’IVA per tutti i territori dell’Unione Europea cambierà. L’IVA sarà basata su quella in vigore nel paese di residenza del cliente, invece che la stessa per tutti i paesi dell’UE».

In pratica Apple, come faranno Google, Amazon e tutti coloro che vendono in Europa, si adegua ad una delle molte disposizioni che l’Unione sta predisponendo per evitare l’elusione fiscale, un provvedimento che impedirà ai grandi gruppi di sfruttare i paesi ad IVA più vantaggiosa per distribuire i loro contenuti digitali. Per iTunes era il Lussemburgo il paese di riferimento che applicava e applicherà fino al 31 dicembre (dal primo gennaio anche per il Lussemburgo l’IVA salirà e andrà al 17%), il 15%, ovvero il 7% in meno dell’Italia. Teoricamente una app che oggi, ad esempio, è proposta a 99 centesimi con il cambio in arrivo dovrebbe essere proposta a 1,02 euro, un totale scomodo per la presenza dei centesimi anche se non complica molto la vita trattandosi di acquisti online effettuati con carta di credito.

Difficile prevedere ora se Apple arrotonderà il prezzo e a che livello, ma in questo modo si farebbe in parte carico della maggiorazione dell’IVA su App Store. Questa scelta, assorbire la differenza per fisco e diritti digitali, è già stata fatta in passato da Apple, ma nel caso specifico sono coinvolti anche terzi, gli sviluppatori appunto, e la cosa potrebbe essere molto più complicata.  I ricavi degli sviluppatori sono calcolati al netto dell’IVA, ma sono anche su base percentuale, ovvero il 70% sul netto che se Apple dovesse assorbire la differenza e omologare i prezzi, diventerebbe differente da paese a paese. Questo potrebbe consentire ad Apple di mantenere invariati i suoi “tier prices”. Toccherà poi allo sviluppatore decidere che fare con il prezzo dell’app.

Una ipotesi da valutare è che Apple intraprenda la strada percorsa da Google con Google Play. Chi vende app sul negozio on line di Big G, vedrà la stessa Google pagare l’IVA per i vari paesi e riceverà un netto differente a seconda del paese di vendita della sua applicazione. Questo non significherà un profitto minore perchè in precedenza l’IVA doveva essere versata dallo sviluppatore.

 

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