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Dear Anne, la storia di un incontro mai avvenuto che non possiamo dimenticare

Busto Arsizio, Milano Due, la nebbia della Val Padana, le strade sulle quali corre il traffico dei pendolari del capoluogo lombardo. Chi potrebbe mai immaginare che uno tra i più grandi studios di produzione cinematografica, ad altissimo contenuto tecnologico per i film d’animazione digitale, uno di quelli da far invidia a Pixar, Dreamworks e a George Lucas sia qui, immerso nel tran-tran quotidiano del nord d’Italia? Però, se si scopre visitando la sede di Milano Due che dietro alla creatività  dello studio 263 Films c’è ovviamente il Mac, insieme al genio visionario di Dario Picciau, le cose sembrano all’improvviso più plausibili.

anne

In questi giorni Picciau ha reso disponibile un piccolo tassello del lavoro che viene segretamente realizzato nel suo studio, insieme ai 60 migliori artisti creativi del digitale: personaggi di spessore internazionale che hanno lavorato a tutti i maggiori capolavori degli ultimi anni per Pixar, Dreamworks e registi come Spielberg, Lucas, e tanti altri. E’ il primo trailer del film che sta producendo, Dear Anne, una visionaria rivisitazione digitale della storia di Anna Frank, di Emily Dickinson e anche di Oskar Schindler, Helga Deen, Sissel Vogelmann. Un trailer dai contenuti tecnologici altissimi (disponibile a partire da questo sito) che ancora, dice Picciau, non sono l’espressione definitiva della qualità  di rendering raggiunta nella lavorazione. Un trailer che però riesce, dopo pochi attimi, a far dimenticare la tecnologia, la ricerca dell’eccellenza formale con gli artisti italiani ed internazionali che partecipano da un anno e mezzo (ancora per molti mesi) alla sua realizzazione, a far dimenticare la vera e propria prova di forza tecnologica che questi sessanta secondi portano con sé.

Non è una versione italiana del film nippo-americano che ha quasi messo in ginocchio i suoi produttori, quello sfortunato Final Fantasy prodotto dall’impegno e dalla tecnologia della Square (la casa dietro i successi di tanti videogiochi, che per sopravvivere si è poi dovuta fondere con un altro importante nome giapponese, Enix). Quello era un film perfetto da un punto di vista tecnico e visivo ma senza un’anima, nonostante la spiritualità  che permeava l’esile storia raccontata dai suoi autori e l’impegno economico (150 milioni di dollari contro i due a disposizione di Picciau). Questo breve trailer è invece una storia che la penna di Roberto Malini, coppia fissa insieme a Picciau anche per il premiatissimo e delicato L’Uovo, ha costruito con garbo e ispirazione.

Dear Anne – The Gift of Hope è la storia dell’incontro di Anna Frank con Emiliy Dickinson che solo la fantasia dell’animazione digitale poteva generare. La prima il simbolo della Shoah e contemporaneamente una delle più profonde esperienze spirituali del Novecento, la seconda la poetessa della solitudine, entrambe in grado di catturare dal loro isolamento e con la potenza del loro cuore, prima ancora dell’intelligenza o della cultura, il senso del tempo e il significato dei sentimenti e dell’esperienza umana scossi dalla ferocia della vita e dei terribili eventi che hanno cavalcato il secolo scorso.

Costruire, proprio in Italia (sarebbe stato forse più facile andare negli Usa, ma non la stessa cosa, dice Picciau) e chiamando artisti del nostro Paese oltre che star internazionali per la produzione ad altissimo livello di animazione digitale, un film come Dear Anne è infatti lavoro che richiede non solo la sensibilità  tecnologica e il talento visivo che Picciau ha già  ampiamente espresso nella pubblicità  e nella grafica, con una carriera che a soli trent’anni ha ben poco da invidiare a quella di tanti artisti statunitensi. No, occorre di più, occorre cuore, determinazione e soprattutto qualcosa da dire.

Insieme a Malini, e a tutte le decine persone che hanno poi arricchito la produzione tuttora in corso di Dear Anne, c’è un messaggio di fondo, universale, che impregna ogni singolo fotogramma dipinto partendo da un archivio impressionante di foto d’epoca, centinaia di migliaia, in grado di riprodurre una realtà  storica e una Anna Frank come se fosse ancora viva oggi e potesse parlarci direttamente. Un messaggio di pace universale, costruito sul simbolo di uno dei mali più assoluti e devastanti che la storia abbia prodotto, in grado di travalicare l’umanità  dei milioni di uomini e donne che ha trucidato sull’altare disumano del genocidio rendendolo simbolo assoluto e incancellabile, da non dimenticare.

La storia di Anne Frank rimane, sino a oggi, una storia mai realmente raccontata nonostante i Diari vengano fatti leggere nelle nostre scuole ai bambini, e la sfida che attenderà  il giudizio del pubblico per questo film è proprio quella di capire se riuscirà  a mantenere la promessa di saper compiere un risveglio che i tempi ancora terribili che viviamo hanno bisogno di sentire. Ve ne abbiamo parlato qui su Macity, con la speranza di poter contribuire alla sua diffusione non solo per la tecnologia, la capacità  artistica di dominare i nuovi processi di produzione e di espressione digitale che questo film porta con sé.
Ma anche per il valore del suo messaggio, che ci piace pensare sia stato realizzato con il contributo di un modo di immaginare la tecnologia in funzione del genio, della visionarietà , della capacità  di cambiare lo status quo che qualche anno fa era stato riassunto in una fortunata campagna pubblicitaria intitolata Think Different. Ci piace pensare questo: che gli artisti di 263 Films, Dario Picciau e Roberto Malini, siano quegli uomini per i quali Apple realizza le tele, i colori e i pennelli virtuali.

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