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Google colonizza il desktop

Alla fine doveva succedere. Su queste colonne lo avevamo annunciato più volte: lo scontro tra Microsoft e Google stava salendo di tono. Quando a Redmond mostrano i muscoli, vuol dire che sentono la pressione. E gli annunci di Google erano troppo ben dosati per non far pensare che la quotazione in Borsa avvenisse senza aver studiato una roadmap di innovazioni da mostrare agli azionisti per far acquistare valore crescente alla neonata public company.

Adesso, verrebbe da aggiungere, la strada verso un Gbrowser, probabilmente basato su Mozilla (che proprio in questi giorni sta perdendo l’appoggio della casa-madre, vale a dire American OnLine, orientata verso Internet Explorer come base per il suo Aol Browser), appare sempre più semplice e diritta.

Ma atteniamoci alla cronaca e parliamo di Google Desktop Search, l’ultima novità  che sta scuotendo la rete. Un software per scandagliare le profondità  del Pc (è compatibile solo con Windows) alla ricerca di tutti i dati. Un affronto in casa Microsoft, nel giardino chiuso di Bill Gates.

Il software è ancora in versione beta, come ci ha da tempo abituato la casa di Mountain View. Ed è in grado di cercare i file e all’interno dei file tipo Word, Excel, PowerPoint, text, Internet Explorer, trascrizioni di Aol Aim e caselle di posta di Outlook ed Outlook Express. Il commento migliore l’ha lasciato un anonimo lettore di Slashdot, il popolare sito statunitense di cultura e informazione dell’era digitale.

“Oh che indecisione – scrive Mr. Control Group – Essere capace di fare google sulla mia macchina sarebbe la cosa migliore di questo moto perpetuo. Però dover iniziare a lavorare con Aim, IE, Outlook e Office è la cosa peggiore dell’universo. Oh, perché, perché hanno preso di mira esattamente tutte le applicazioni che io non uso?”

Quello che Google ha realizzato è un piccolo server google da installare sul computer e far viaggiare in background, che scansiona ed analizza i file dei tipi indicati prima e consente di svolgere ricerche sui contenuti alla velocità  della luce. Un sistema simile, almeno concettualmente, al futuro SpotLight di Apple, che vedremo tra qualche mese dentro Tiger – Mac Os X 10.4. Ma con delle differenze. Che sono poi quelle che fanno arrabbiare Microsoft.

Google infatti lancia la sua soluzione come un add-on, un’aggiunta al sistema operativo di Microsoft, andandosi a infilare in spazi riservati (quello delle funzioni di ricerca è un argomento parzialmente relativo alla usabilità  da parte dell’utente della macchina, ma anche un mescolarsi nelle funzionalità  più profonde del sistema operativo) mentre Apple, che è anche autrice del suo sistema operativo, offre sostanzialmente un grado di integrazione e completezza maggiore, almeno a giudicare dalle versioni preliminari che si sono viste nelle presentazioni di Steve Jobs a luglio e Phil Schiller a settembre.

Le caratteristiche dell’applicazione, che richiede Windows Xp o Windows 2000 service pack 3 e successivi, sono dal punto di vista del download minime (pochi megabyte) ma poi genera circa 500 MB di file database e “brucia” potenza tanto da rendere confortevole il suo uso con almeno un Pentium da 400 Mhz con almeno 128 Mb di memoria ram.

La ricerca viene presentata da un’interfaccia web attraverso il browser di default del sistema, in questo caso (immagine qui sotto) Internet Explorer. Il server google utilizza un indirizzo locale (127.0.0.1 e la porta 4664 per svolgere le sue funzioni di ricerca nella macchina. Dal punto di vista di Microsoft, un temibile parassita che si annida nel centro del suo sistema operativo.

Piccole icone tra i risultati per indicare il tipo di file, una sintassi (sulla quale presto c’è da immaginare arriverà  l’immancabile libro di O’Reilly) complessa, completa e sicuramente non completamente documentata per lasciare margini di improvvisazione ai più appassionati. Google Desktop Search si presenta come una soluzione molto completa e funzionale già  in beta.

I giudizi degli “early adopters” sono divisi tra l’entusiasmo per la tecnologia di google e la delusione per la tipologia di file (tutti di Microsoft) che vengono cercati. Si profila, quindi, all’ombra dell’innovazione anche un piccolo caso di coscienza per i tanti appassionati difensori di alternative a quanto proposto da Microsoft nel settore software. E l’invidia di utenti Linux e Mac appare, nell’immediato futuro, destinata a crescere come una sorda frustrazione. Almeno sino all’arrivo di SpotLight…

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