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Intervista all’attore di “Tutta colpa di Steve”: “Affamati e folli? Per ora siamo a progetto”

“Caro Steve, hai ragione. Dovrei essere affamato e folle. Ma quando lavoro su me stesso, sono a progetto anche lì!”. Così Andrea Cappellini, comico di Zelig Lab di Livorno, sintetizza perfettamente lo spettacolo “Tutta colpa di Steve” – primo spettacolo italiano comico satirico dedicato al cofondatore di Apple – che lo scorso sabato 4 ottobre è stato un successo al Mixart di Pisa durante la kermesse “Aspettando Internet Festival”.

Andrea Cappellini, classe 1987, ha una laurea magistrale in Scienze ambientali, un impiego part-time a progetto come tecnico campionatore dei rifiuti, un gruppo di coinquilini simpatici e uno sguardo critico e libero sulla realtà e sulla sua generazione che lo ha portato a diventare un autore satirico per il Vernacoliere e Spinoza e un comico della famiglia di Zelig. Il suo sguardo attento sui coetanei e se stesso, sullo stile di vita dei giovani e sulla differenza abissale che c’è tra i ragazzi di campagna e quelli di città (lui è di Pomarance, trapiantato per studio e lavoro a Pisa) e tra le diverse generazioni è stato alla base della scrittura dello spettacolo “Tutta colpa di Steve”, realizzata a quattro mani con il regista Marco Vicari.

“Tutta colpa di Steve” è un monologo, ma anche un dialogo con la voce di Steve Jobs dall’aldilà, un confronto tra la generazione dei giovani tra i venti e i trent’anni di oggi e quelli che invece quell’età l’avevano negli anni Ottanta nella Silicon Valley. “Io e tutti quelli della mia generazione siamo cascati male – spiega Cappellini -. Osservo la realtà che mi circonda e la mia vita, come quella di tanti giovani che hanno la mia età, non è facile: è fatta di precarietà, di tante idee e pochi fondi per realizzarle, di sfiducia, di contatti umani non semplici. Spesso, nei miei monologhi e nelle mie canzoni, parlo di come cambiano i tempi, di come si modificano i rapporti con le persone, di come cambia l’approccio con le ragazze e di quanto la tecnologia pesi nei contatti umani. Non c’è nulla di più diverso della situazione precaria e demotivante che abbiamo di fronte noi, quasi trentenni di oggi, rispetto alle mille possibilità che si trovavano davanti i giovani di San Francisco alla fine degli anni Settanta”.

Tutta colpa di Steve 01
Perché proprio Steve Jobs? L’attore non è un fanatico dei prodotti Apple, ma per lui non poteva esserci nessun altro oltre al cofondatore dell’azienda di Cupertino. “Smanetto un po’ e navigo come quasi tutti quelli della mia età su Internet (non come quelli che davanti a una birra con gli amici pensano solo ad accumulare punti con l’app del momento!)”. Continua l’attore: “Il valore di Steve Jobs e di quello che ci ha lasciato credo vada oltre a queste cose: Steve è una persona positiva, un esempio da seguire, un amico con cui confrontarsi, è quello che ci dice di essere folli e affamati e che ha cambiato il nostro modo di vivere. Non poteva esserci nessun altro, nessun’altra voce dall’aldilà poteva parlare a me, giovane demotivato a progetto anche quando lavora su se stesso, e spronarmi a migliorare. Steve vede il mio potenziale e mi sprona a cercare un lavoro migliore, a vivere intensamente l’esperienza universitaria, a trovare una ragazza di cui innamorarmi. E io gli spiego come va in Italia, gli racconto della crisi, degli studenti che pensano a Candy Crush Saga piuttosto che impegnarsi in qualcosa, della fidanzata e della tecnologia che ci ha allontanati durante la storia a distanza”.

Nello spettacolo, nemmeno Steve riesce a sollevare il giovane inizialmente. “Con la precarietà del lavoro e delle relazioni umane non è mica facile da affrontare e così anche la crisi e i lavori a progetto che non ti consentono di costruirti un futuro. Steve Jobs ci dice di essere affamati e folli, ma lui non fa i conti con la situazione che viviamo in Italia oggi. Lui era nella Silicon Valley, era giovane e poteva sognare e realizzare i suoi progetti, scommettere in un’impresa, viveva nella San Francisco che noi vediamo solo nei film”. Con dei monologhi satirici e delle divertenti canzoni scritte e interpretate alla chitarra da Cappellini, l’attore riesce a raccontare a Steve la generazione “mille euro” dei lavori a progetto, i successi dei tronisti, gli  impiegati svogliati agli sportelli del servizio pubblico, la prepotenza dei professionisti che ti assumono per un tirocinio e poi ti fanno fare il loro lavoro gratis… “Quasi quasi riesco a convincere Steve che è normale essere demotivato se sei giovane oggi in Italia. Lui però non mi lascia solo, crede in me più di quanto ci creda io: mi dice di scendere in piazza, di ribaltare il sistema… Alla fine lo ascolto. Solo, con il mio zaino, parto. Lo ringrazio per le sue parole, per avermi ricordato che in ogni epoca, in ogni situazione, è fondamentale “essere affamato e folle”.

Il dialogo tra l’attore e Steve Jobs si svolge in una casa vuota riempita solo dai resti di una festa di universitari. Il giovane Andrea Cappellini, chitarra alla mano e poca fiducia nel futuro (per non parlare del presente), ultimo rimasto per raccogliere i resti di una festa vuota, ha messo in scena a Pisa per la seconda volta il monologo comico “Tutta colpa di Steve”. Ora è attesa dal suo pubblico e da quello di ZeligLab, che riprenderà il 16 ottobre a Livorno, la data della prossima replica.

Fotografie di Gionni Capacci.

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