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La Ahrendts rassicura: «Niente puzza sotto il naso, i nostri lanci popolari torneranno»

Apple non ha la puzza sotto il naso. Non ha cancellato i lanci prodotto nella tradizione, quelli che hanno reso classiche e del tutto peculiari le code davanti ai negozi e l’attesa spasmodica della “mattina dopo”. Non segue una via elitaria destinata a rendere i negozi retail un elemento secondario, sminuendo e depotenziando il canale con cui si tiene in contatto con la gente. È Angela Aharendts a rassicurare chi teme che le storia sia cambiata con la presentazione di Apple Watch che, come noto, viene venduto solo on line e non negli store.

La Aharendts parla dell’argomento in un filmato pubblicato di Daily Motion (e postato da Mac4Eever) e che sembra arrivare da uno streaming satellitare o via Internet mandato ai negozi. Lo spezzone, circa 4 minuti, è incentrato in parte a ringraziare gli specialisti dei negozi per l’opera prestata durante un lancio del tutto inusuale, nel corso del quale non solo hanno avuto a che fare con «un sacco di nuovo materiale», ma anche con la bizzarra situazione di chi si è trovato a presentare un prodotto che non potevano vendere.

«Si è trattato di una situazione assolutamente speciale – spiega la Ahrendts -; Apple Watch è una nuova categoria e per la prima volta abbiamo mostrato un prodotto due settimane prima della sua disponibilità». Il capo della struttura di vendita al dettaglio passa poi a rassicurare gli specialisti: «non temete – dice – si tratta di una situazione del tutto particolare e non sarà così per sempre. Amiamo i nostri grandi caratteristici grandi lanci di prodotto. Non abbiate paura, li rivedrete».

Il discorso della Ahrendts, parsa abbastanza emozionata nel rivolgersi alle decine di migliaia di dipendenti che lavorano nei negozi, è del tutto inusuale e avere lo scopo prima di tutto di spazzare via i sospetti di chi sosteneva che l’inusuale sistema di lancio di Apple Watch fosse stato dettato da una copione scritto da lei stessa che, arrivando da un brand come Burberry’s e da una storia professionale legata alla moda e al lusso, avesse disposto la cancellazione di code e bivacchi notturni davanti agli store usando una strategia, quella della sola vendita on line, che avrebbe cancellato uno dei tratti più iconici di Apple e del suo “popolo”. Un passaggio destinato a snaturare la storia di apertura verso gente entusiasta e che ama i prodotti della Mela e vuole manifestare una vicinanza anche fisica ad essi, a favore di un assetto di vendita elitario (e vagamente snobista) che guarda a lanci in stile modaiolo, con tratti chic, fatto di testimonials, di influencers, di copertine sui giornali di moda e di serate mondane con ospiti Vip.

angela ahrendts

Il secondo obbiettivo pare essere anche quello di alzare il morale alle truppe. Il sospetto di una svolta strategica verso una Apple più patinata e glamour che da “think different”, pare, serpeggiasse anche tra i dipendenti dei negozi. Secondo alcuni siti internazionali gli specialisti avrebbero, più o meno velatamente, manifestato il timore che alla fine della corsa, i negozi sarebbero stati depotenziati e sminuiti nel lancio dei prodotti, ridotti ad una sorta di showroom, in qualche caso anche tardivo, destinato a titillare le papille di “chi non può” o dei cosiddetti “fanboy” quelli che possono aspettare e che sono dispositi a tutto per comprare un prodotto. La parte del leone, questo il sospetto, il vero fiore all’occhietto sarebbero diventati i punti vendita di terzi, come ad esempio grandi retailers o addirittura, come nel caso di Apple Watch, magazzini che si occupano di moda e prodotti di stile, fanno la parte del leone.

Insomma il discorso della Ahrendts punta a spazzare via, nel suo esercito più fedele, quello che lavora dietro i banconi dei Genius e tra i tavoli degli espositori, il sospetto che l’Apple del lusso, quella che vende orologi smart da 20mila euro, sia in procinto di relegare nell’ombra quella popolare e per qualche verso entusiasticamente popolana, gioviale e aperta, ancora autenticamente geek, rappresentata dalla sua base di utenti e che si rispecchia, almeno formalmente, negli specialisti degli store.

 

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