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La convergenza di Steve Jobs, Apple, Disney e Pixar…

Diciamoci la verità : quello che succede nel mondo sorprende sempre chi teorizza e cerca di prevedere l’evoluzione delle cose. Prendiamo Steve Jobs, per esempio. Si pensava: è il mago dell’informatica, il fantasista (e il regista) della rivoluzione digitale, l’uomo che lascia il segno, fa la differenza ma non incide più di tanto. Quello che conta è il processo della convergenza, l’unione di tecnologie diverse come la comunicazione, l’informatica, l’intrattenimento, il cinema, la musica, la televisione. E poi?

Poi succede che un lunedì mattina il consiglio di amministrazione di Pixar, la società  che Steve Jobs ha comprato per un tozzo di pane, una specie di hobby dopo essere stato cacciato dalla sua Apple e che in vent’anni è diventata un colosso dell’animazione digitale, si fonda con Disney, un’altra azienda formata tra le due guerre da un altro visionario di notevole spessore. E all’improvviso si scopra cosa vuol dire “convergenza”.

Non vuol dire: convergere di tecnologie. Non vuol dire: utilizzare strumenti diversi per scopi simili o strumenti simili per scopi diversi. Non vuol dire: col televisore faremo tutto, oppure col computer faremo tutto. Si scopre, un lunedì di fine gennaio, che convergenza vuol dire Steve Jobs. Letteralmente.

Adesso che il capo di Apple, il creatore del Mac e dell’iPod, l’uomo che ha aperto il canale della musica digitale online legale e sta aprendo quello dei telefilm online legali, dopo essersi preso il lusso di aver tracciato per primo – su ispirazione del lavoro dello Xerox Parc e poi con infinite repliche della Microsoft di Bill Gates – la forma del personal computing e dopo aver creato lo studio per eccellenza nella produzione di film in computer grafica, si è guadagnato un posto a sedere nel consiglio di amministrazione di Disney, diventando un azionista di peso, il mondo sembra un posto diverso.

La convergenza è Steve Jobs. La convergenza è tutto quello che sta ruotando con orbite sempre più strette intorno all’uomo che sta lasciando un segno sempre più profondo nel mondo in cui viviamo, da un punto di vista non solo strettamente tecnologico. Michael Dell produce computer, Scott McNealy guida un’azienda che fabbrica server, Bill Gates è l’uomo più ricco del mondo, ma Steve Jobs sta inventando nuovi mercati, creando nuovi modi di utilizzare la tecnologia, distribuendo musica, film, sogni in tutto l’Occidente tecnologico e dotato di banda larga. Steve Jobs è la convergenza, sino a questo momento: il punto di sintesi tra Hollywood e la Silicon Valley, l’anello abilitante un mondo nuovo, i cui effetti sono stati a lungo teorizzati ma che adesso vedremo dispiegarsi.

Intanto, cambia la geografia delle major cinematografiche e televisive: Apple acquista un peso differente, la concorrenza diviene più serrata, c’è chi dice che il business tra Disney e Pixar possa avere ripercussioni negative su iTunes Music Store per quanto riguarda i contenuti prodotti dagli “altri”. Ma di qualcosa, in questa nuova ridda di ipotesi che sta appassionando i giornalisti statunitensi e riempiendo le colonne dei giornali più autorevoli in America, possiamo essere certi: non è finita qui, Steve Jobs qualche sorpresa, nelle prossime settimane, ce la riserverà .

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