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P@tto di Sanremo: finalmente tutti i dettagli

Attendavamo le delucidazioni da parte degli autori del P@tto di Sanremo e qualche giorno fa l’ing. Vigevano ci ha cortesemente risposto. Da quelle risposte non tutti i dubbi degli utenti Mac si sono dissolti e attendevamo ulteriori precisazioni.

A qualche giorno di distanza ora è Daniela Battisti, Coordinatore del Centro Studi del Ministro per l’Innovazione e Tecnologie (struttura che ha curato la stesura del “Rapporto” per conto della Commissione interministeriale sui contenuti digitali nell’era di Internet), che scrive a MacityNet per aggiungere ulteriori particolari.

“Viene fatto osservare che il successo di Apple e il fenomeno i-Tunes non vengono citati nel Rapporto.
Premesso che il link indicato non è corretto, poiché non rimanda al Rapporto ma all’Executive Summary e quindi non fornisce una corretta informazione al lettore, vorrei confutare con l’evidenza oggettiva questa affermazione.

Il caso di Apple iTunes viene illustrato a pag. 13 del Rapporto. Naturalmente poiché il documento è il risultato dei lavori di una Commissione governativa, consuetudine vuole, che non si faccia diretto riferimento ad iniziative commerciali.

Tuttavia per trovare un giustio equilibrio tra correttezza di informazione e opportunità  istituzionale, si è fatto esplicito riferimento ad Apple nella nota n. 6 della pagina stessa.
Segnalo inoltre che nell’Alleg. 3 – Tavole sinottiche delle evidenze emerse dalle audizioni le posizioni di Apple sono state tutte evidenziate con esplicita attribuzione.

Vorrei inoltre ricordare che “le multe” non sono state introdotte dal Patto ma dalle modifiche introdotte in Parlamento; non mi risulta infatti che sia consuetudine del Parlamento italiano rispondere a patti di alcun genere soprattutto se sottoscritti tra soggetti pubblici e privati.

Per quanto poi riguarda i DRM, il Rapporto cerca di dare una visione quanto più comprensiva e naturalmente “semplificata” ad uso del lettore comune, di un tema così complesso e controverso (cfr. pagg. 17-22). Non è un caso che ampio spazio è stato dato al Rapporto INDICARE, prodotto dalla Commissione europea e che cerca di rappresentare le esigenze sia dei produttori e che consumatori. Preciso inoltre che al modello DRM di Apple si fa poi esplicito riferimento a pag 22, fig 2. (la fonte è l’audizione di Apple).

Per quanto riguarda l’affermazione che: “i DRM basati su sistemi aperti non ne esistono”, ci sono precise posizioni a livello comunitario ed europeo, espresse in numerosi documenti ufficiali, che auspicano l’introduzione di una tale soluzione; la Commissione prendeva solo atto di tali sollecitazioni.

Su precisa indicazione del Ministro per l’Innovazione e Tecnologie, le strutture afferenti al Ministro stesso, hanno sempre cercato di comunicare l’azione di Governo seguendo i principi della trasparenza e del rispetto dei cittadini. Tutta la nostra attività  si ispira a questo principio. Ma naturalmente siamo sempre pronti a migliorarci.

P.S. Una nota personale. Sono una MAC fan; ho un SE che troneggia nel mio studio, acquistato nel lontano 1987 negli USA mentre ero lì a studiare!

Hanno fatto parte, a vario titolo, della Commissione governativa che si è occupata de “I contenuti digitali nell’era di Internet”: ing. Paolo Vigevano, ing. Mario Pelosi, avv. Enrico De Giovanni, dr.ssa Giuseppina Veccia, dr. Roberto Lo Surdo, dr. Antonio Parente, avv. Francesca Quadri, ing. Roberto De Carlo, cons. Federico Bona Galvagno, dr. Paolo Di Marzio, dr.ssa Maria Ludovica, dr. Vittorio Ragonesi, dr.ssa Letizia Melina, dr.ssa Daniela Battisti, dr.ssa Luisa Calindro e ing. Marco Marrazza.

Ringraziamo la signora Battisti che introduce chiarezza sull’argomento fornendo per la prima volta un link corretto al “Rapporto” giusto , visto che è posizionato sul sito del Ministero dell’Innovazione in una collocazione che è sconosciuta ai più.

Nessun riferimento era presente nella pagina del “P@tto di Sanremo” dove invece esiste un altro “Rapporto” ma che invece è l'”Executive Summary” (questo è il link diretto, corretto, al PDF).

In questa pagina del ministero si trova tutto lo studio o in un PDF unico (7,6 MB) o in varie parti e da esso traiamo gli spunti che la signora Battisti ci sottolinea, per capire meglio il lavoro fatto dal Governo per il “P@tto di Sanremo” poi firmato da tre ministri della nostra Repubblica.

Per contrastare l’illegalità  nei vari paesi (ed enti sovra-nazionali come la UE) vengono sintetizzate nella tabella seguente le contravvenzioni di massima vigenti.

Una specifica visione sulle iniziative (non ultimissime) intraprese verso il P2P, in alcuni paesi simbolo, viene offerta dalla tabella sottostante.

A pagina 13 de “I contenuti digitali nell’era di Internet” troviamo: “Nell’offerta di musica si è compreso come il giusto mix fra prezzo e differenziazione del prodotto possono rendere un servizio attrattivo per il cliente finale, come ha dimostrato un recente caso commerciale di successo. I fattori distintivi di questo nuovo modello di business sono stati: ampiezza della gamma di prodotti offerti (500.000 canzoni), interfaccia semplice, menu a la carte senza tariffe di sottoscrizione (paghi quello che compri) e costo del singolo brano pari a 0,99 euro; le canzoni possono essere scaricate e messe su un CD per farne un uso personale e possono essere trasferite su un limitato numero di personal computer.
Nel primo anno sono state vendute 70 milioni di canzoni in USA (equivalenti per numero di brani musicali a circa 6 milioni di CD), un risultato strabiliante se confrontato con i sistemi di download a pagamento di musica legale preesistenti che nello stesso periodo, hanno venduto 1 milione di canzoni. E’ il caso di iTunes Music Store di Apple”.

A pagina 21 altra citazione: “I DRM sono sistemi che hanno già  trovato applicazione nel mercato. Un esempio di eccellenza, già  precedentemente citato, è il sistema di gestione dei diritti digitali sviluppato da Apple iTMS che consente una serie di azioni subordinate a delle limitazioni come dalla figura che segue”.

A pagina 43 ancora: “Si pensi ad esempio al caso di successo di iTunes, con più di 70 milioni di canzoni vendute nel 2004, al numero crescente di utenti che scaricano file legali dalla rete”, che prosegue nella pagina successiva con “Apple, ad esempio, ha brevettato un sistema per cui il numero della carta di credito è richiesto una volta soltanto; viene poi conservato ed associato ad una domanda e alla relativa risposta che, indicate dal titolare, vengono richieste ad ogni transazione al posto della carta di credito.”.

Nell’intero documento Apple e iTunes Music Store sono citati nella gran parte dei casi per come hanno rivoluzionato il settore, portando solo benefici. Apple con iTMS non è certamente uno tra i tanti operatori ma quello che può indicare un modello di business vincente.

Quanto alla normativa riguardo al diritto d’autore la seguente tabella illustra le varie posizioni vigenti in tutto il mondo.

Sono stati scelti alcuni venditori online internazionali e italiani (ma iTunes Music Store è presente non solo in USA) con un raffronto sulle modalità  di acquisto/affitto e riguardo alle forme di pagamento, con qualche inesattezza per quel che riguarda Apple, visto che si può comperare musica online con carta di credito, certificato regalo, buoni mensili, conti PayPal, carte pre-pagate e infine con buoni omaggio distribuiti in varie forme. Ci piace ricordare che il panorama è decisamente più ampio e variegato sia per le modalità  di acquisto, che di fruizione e di standard adottati.

Le Tavole Sinottiche citano le dichiarazioni delle varie parti coinvolte nel P@tto e riassumiamo di seguito la posizione di Apple (leader indiscusso del settore), raccolta però senza distinzione da altri “operatori di software e device”, ovvero Philips, IBM, Microsoft e Vitaminic, che sappiamo avere su alcuni argomenti posizioni differenti non tanto nelle dichiarazioni ma nell’operatività  commerciale.

> Sul tema del trasferimento di contenuti digitali in via telematica, opportunità  o rischio: si da questa indicazione “è un’opportunità  ma va regolamentata”. Concordano le associazioni degli autori, gli editori e stessa dichiarazione viene fatta della Polizia delle Comunicazione con l’aggiunta che “il P2P danneggia la criminalità  organizzata riducendone le entrate”. Gli operatori telecom (tranne Fastweb) sostengono che: “vanno evitate sanzioni sugli utenti che rischiano di allontanare i cittadini dal mondo del digitale e non bisogna criminalizzare la condivisione in rete dei file”. Le associazioni dei provider ritengono che “il file sharing è un’opportunità  per lo sviluppo delle nuove tecnologie”.

> Sul “tema del controllo del trasferimento di contenuti digitali in via telematica e relativo enforcement” si auspica: “maggiore attività  di controllo attuata attraverso le forze dell’ordine e della magistratura; opportunità  di introduzione di ulteriori collecting society per la gestione dei diritti in regime di concorrenza”. La BSA e altri concordano sul regime di concorrenza tra collecting society (come in USA), ricordano però opportunamente che “il controllo dovrebbe escludere le opere che per loro natura non vogliono essere protette (software open source)”. Gli operatori di cinema/tv si accorgono che “bisogna porre attenzione al fatto che ogni tentativo di limite normativo rischia di essere paradossalmente impopolare inoltre ogni normativa perde in velocità  contro la tecnologia”. La proposta di Polizia e GdF è invece: “conservazione dei file di log di autenticazione presso l’ISP almeno per 6 mesi”. Replicano gli operatori telecom che “l’ISP non può avere la responsabilità  di controllo dei reati che transitano sulla rete e che l’utente non va criminalizzato per eventi sporadici di scarsa entità , va punito seriamente solo chi utilizza la rete per fini commerciali illeciti”.

> Sul “tema della verifica della normativa vigente a tutela del diritto d’autore” si è sottolineata la: “inadeguatezza della normativa esistente in particolare in riferimento al bollino virtuale; inadeguatezza della normativa sul tema di calcolo equo compenso (su dispositivi multifunzionali e vs sistemi DRM); l’attuale modalità  con cui si quantifica il risarcimento del danno è inadeguata (reasonable royalty è il prezzo di mercato del bene)”. Fanno eco la BSA e altri; invece sono sostanzialmente soddisfatti della legge 128/2004 editori, associazione di autori e operatori cinema/tv. Addirittura esaltante il giudizio delle forze dell’ordina ma lamentano che sarebbe bene: “delineare i poteri di raccordo con il Dipartimento della PS e il MI”.

> Sul “tema della modalità  di regolamentazione del mercato dei contenuti digitali” si risponde “la norma dovrebbe premiare gli investimenti in tecnologia per la realizzazione di DRM aperti ed interoperabili, che possano evitare di porre barriere alla circolazione delle merci per evitare frustrazioni al mercato nazionale; l’equo compenso per copia privata deve essere residuale e tenere conto delle tecnologie DRM applicate; ripensamento della normativa italiana in quanto esiste una moltiplicazione del pagamento per equo compenso, organismo sovranazionale per definire gli standard”. La BSA pone l’accento sul: “sostituire il trarne profitto con il fine di lucro” ampiamente dibattuto nella revisione della legge. Gli editori suggeriscono di rivedere: “l’art 65 I 633/41 in cui liberamente possono essere riprodotti o diffusi gli articoli di giornale in ottica maggiormente restrittiva riconoscendo all’editore un adeguato compenso”. Molti altri chiedono che: “il notice & take down debba spettare all’ISP” ma le telecom sostengono il contrario. Polizia e GdF ritengono che: “il bollino elettronico può essere uno strumento efficace per la sua funzione informativa”. Il Garante della Privacy ammonisce: “l’ISP non può monitorare nulla, può solo agire sull’input dell’autorità  preposta”.

> Sul “tema dell’importanza della comunicazione sui consumatori” per i partecipanti all’audizione sarebbe utile: “rafforzare la consapevolezza etico-sociale dei consumatori”. Tutti concordi ma gli ISP sottolineano che: “è molto difficile sviluppare la coscienza etico sociale che aiuti a combattere la pirateria”. Ancora più espliciti gli editori che ammoniscono: “alcune campagne di comunicazione di alcuni operatori potrebbero incoraggiare dei comportamenti illeciti (ad es. «scarichi alla velocità  della luce»)”.

> Sul “tema dell’impatto del prezzo retail dei prodotti legali sulla pirateria” ecco il parere dato alla commissione: “il prezzo basso e competitivo e la facilità  di accesso al contenuto è un deterrente” opinione condivisa anche da Polizia e GdF. Su posizioni differenti gli operatori cinema/tv che dichiarano: “in ogni caso il prezzo non è un deterrente ma disponibilità  ad introdurre un regime di prezzi più concorrenziali; il prezzo competitivo è un potenziale deterrente quando unito anche alla qualità  del prodotto”. Gli editori si focalizzano sul file sharing: “una modalità  per gestire il P2P potrebbe essere quello di richiedere una flat fee annua di pagamento per l’accesso al sistema da ridistribuire poi agli aventi diritto”.

> Sul “tema delle politiche per l’attivazione del mercato dei contenuti digitali” si incoraggia “l’adozione di standard di riferimento per la PA per aggregare la domanda; spinta alla condivisione di contenuti in multicanalità ; nuove forme contrattuali dall’acquisto al noleggio; dal lato domanda sussidi per l’acquisto di terminali di telefonia fissa/mobile; sovvenzioni per selezionate tipologie di utenti (PMI) e di contenuti, fiscalità  agevolata; dal alto offerta supporto all’R&D alla formazione e all’imprenditorialità  con capitale di ventura; programmi per supportare l’education; nuovi modelli di revenue sharing equi distribuiti fra gli attori della catena”. Degna poi di nota la richiesta degli operatori telecom che chiedono di: “rivedere le finestre temporali di distribuzione dei film per accedere ai contenuti di valore in tempi brevi”.

Sappiamo bene che soluzioni transnazionali sono difficile da realizzare per le diverse legislazioni, la seguente tabella illustra comunque passaggi obbligati che si frappongono tra il titolare dei diritti e l’utente finale.

Lasciamo invece cadere eventuali commenti riguardo alle speranze e buoni propositi riguardo a DRM “open”, allo stato non esistono e non pare che ce ne siano all’orizzonte, nemmeno nelle prospettive degli operatori attuali del settore, Apple compresa, ben decisa a difendere il proprio FairPlay.

Infine ecco l’elenco completo degli auditi dalla Commissione e dei soggetti che hanno inviato dei contributi scritti (gli ultimi tre in lista), in neretto solo coloro che hanno sottoscritto direttamente il P@tto di Sanremo, altri avrebbero aderito indirettamente (come ci ha detto l’ing. Vigevano per Apple, benché non sia chiaro se Apple o Apple Italia, soprattutto alla luce del fatto che per altre aziende viene indicata la filiale italiana) in quanto membri di associazioni firmatarie:

> Adiconsum
> AerantiCorallo
> AESVI – Associazione Editori Software Videoludico
> AFI – Associazione Fonografici Italiani
> AGIS – Associazione Generale Italiana Spettacolo
> AIE – Associazione Italiani Editori
> AIIP – Associazione Italiana Internet Providers
> Altroconsumo
> ANEC – Associazione Nazionale Esercente Cinema
> ANEE – Commissione Servizi e Contenuti Multimediali
> ANICA
> Apple
> APT – Associazione Produttori Televisivi
> ASMI – Associazione di categoria dei produttori di supporti magnetici
> Associazione Software Libero
> Assoprovider
> Autorità  per le Garanzie nelle Comunicazioni
> Autorità  Garante della Concorrenza e del Mercato
> Autorità  Garante per la Protezione dei Dati Personali
> Booz Allen Hamilton
> BSA – Business Software Alliance
> BuongiornoVitaminic
> Cinecittà  Holding
> Dipartimento Informazione Editoria PCM
> Einstein Multimedia Group
> EITO
> FAPAV – Federazione AntiPirateria Audiovisiva
> Fastweb
> Federcomin
> FIEG – Federazione Italiana Editori Giornali
> FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana
> FRT – Federazione Radio Televisioni
> Guardia di Finanza
> H3G
> IBM
> IMAIE – Istituto per i diritti degli artisti interpreti esecutori
> IWA – International Webmaster Association
> Mediaset
> Megabeam
> Microsoft Italia
> Moving Picture Experts Group
> Philips Italia
> Polizia Postale e delle Comunicazioni
> RAI
> SIAE – Società  Italiana degli Autori e degli Editori
> SKY Italia
> SONY
> SUGAR
> Telecom Italia
> Time Warner AOL
> Tiscali
> UNC – Unione Nazionale Consumatori
> UNIVIDEO
> Vodafone Italia
> Wind
> SCF – Società  Consortile Fonografici
> COTEC – Fondazione per l’Innovazione Tecnologica
> HIPATIA

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