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2 – Come scegliere la fotocamera digitale, leggere le specifiche tecniche

Continuiamo la nostra guida a scegliere la fotocamera digitale, cominciata la scorsa settimana con un articolo tutto dedicato a comprendere la categorie in cui si distinguono le digicamere. In questa nuova puntata parliamo di componenti e di come esse influenzano la qualità di uno scatto. Tutti abbiamo sentito parlare di sensori, lenti, mirini, ma come essi incidono sul modo con cui una macchina fotografica forse non è così noto e conseguentemente non tutti sanno a cosa guardare, su cosa si deve puntare, ottimizzando la spesa, per far fruttare al massimo il nostro budget. Macity prova a spiegarvi, tutto (o quasi) quel che vi serve sapere per entrare in un negozio o comprare on line, facendo una scelta informata.

Sensore

Il sensore è probabilmente, insieme all’obbiettivo, la caratteristica più importante nella scelta di una fotocamera. L’equazione di base è molto semplice: più il sensore è grande, più la fotocamera sarà in grado di ottenere performance fotografiche migliori in tutti gli aspetti più importanti: gamma dinamica, profondità del colore, capacità di effetti sfocati, bokeh, micro-contrasto, nitidezza, rumore. In pratica la maggior parte degli aspetti che danno qualità ad un’immagine dipendono fondamentalmente dalle specifiche tecniche ma anche dalle caratteristiche fisiche del sensore.

E questo non è strano se si pensa che il sensore è di fatto il sostituto della pellicola. È il sensore, infatti, che cattura la luce e la trasforma in immagine, interpretando le onde luminose convertendole in un segnale digitale che viene poi elaborato dal processore che a sua volta lo mette in un file. Se il sensore cattura poca luce oppure non è in grado di leggerla correttamente per gamma cromatica o tono, la foto sarà inevitabilmente scadente.

E’ fondamentale però ricordare un aspetto: contano le dimensioni del sensore, ovvero la sua superficie, non il numero di megapixel, come invece buona parte del marketing degli ultimi anni ha teso a far credere ai consumatori. I megapixel sono stati usati perchè sono un numero ed è facile far intendere che più è grande, meglio è. In realtà i pixel hanno un certo rilievo solo nel caso in cui siano necessarie stampe ed ingrandimenti molto elevati, situazioni in cui la risoluzione è un fattore importante (anche se non determinante), ma senza un buon sensore (e una buona lente) una risoluzione di 16, 20 o magari 24 megapixel è del tutto priva di senso. Il concetto è discretamente noto, ma vale sempre la pena di ricordarlo visto che la corsa ai megapixel è stata e in parte ancora è, una battaglia di primo piano spiattellata di fronte al cliente in procinto di dover scegliere una nuova fotocamera e alla ricerca di un parametro di semplice osservazione.

Per fare un esempio evidente, una fotocamera come l’ultima Sony A7s, una macchina che si collocherà intorno ai 2300 euro, è basata su un sensore a pieno formato che fornisce immagini da “solo” 12 Megapixel, gli stessi di una compatta di fascia media, che costa il 90% in meno, ma che sono più che sufficienti per un buon ingrandimento, specialmente se si considera che questa macchina ha una qualità delle ottiche e un sensore di elevato livello. Anche se non abbiamo visto un confronto dal vivo, possiamo scommettere che l’ultimo Samsung Galaxy S5, pur a fronte di una fotocamera da 16 Megapixel, con il suo sensore da compatta, non sarà in grado di competere in nulla con la Sony.

Tornando ai sensori veri e propri, ne troviamo di diversi tipi. Al top si colloca pieno formato, un corrispettivo del classico formato da 35 mm della pellicola. Questo è al momento il punto di riferimento dal punto di vista qualitativo. Seguono in ordine i sensore APS-C (tipici delle DSLR, alcune mirrorless e compatte evolute a lente fissa), i sensori Micro Quattro Terzi (usati da Panasonic e Olympus) e i sensori da un pollice lanciati da Sony. In fondo alla scala troviamo i sensori con diagonali inferiore al pollice, tipici delle compatte. Il consiglio è quindi quello di prediligere fotocamere con sensore più ampio, in grado dunque di garantire qualità più elevata.

Le varie dimensioni dei sensori
Le varie dimensioni dei sensori

Lente

Il secondo aspetto da osservare nell’acquisto di una fotocamera è sicuramente l’obiettivo. Le fotocamere offrono diverse tipologie di obiettivo: fissi, zoom a focale fissa, zoom a focale variabile e intercambiabili. La scelta fra queste possibilità dipende principalmente dalle preferenze e dal tipo di fotocamera che si vorrebbe acquistare, ma ci sono caratteristiche la cui valutazione può essere comune a tutte le lenti. Fra queste c’è sicuramente l’apertura massima del diaframma di un obiettivo.

Più è ampia l’apertura massima dell’obiettivo più l’obiettivo sarà in grado di ricevere luce; di conseguenza sarà possibile scattare più agevolmente in condizioni di scarsa luminosità, ed anche ottenere effetti di sfocato e il relativo bokeh di sfondo con una ridotta profondità di campo. Per capire quanto luminoso è l”obbiettivo, verificate qual’è il valore degli “f”, più è piccolo, più l’obbiettivo è luminoso. Un obbiettivo da f1,8 è più luminoso di uno da f3,5.

Ovviamente l’acquisto di una fotocamera a lenti intercambiabili consentirà di poter scegliere un corredo di obiettivi molto vario; per chi invece opterà per una fotocamera ad obiettivo fisso, sarà importante valutare con attenzione le caratteristiche dell’unica lente che sarà costretto ad usare con quella fotocamera.

Un aspetto importante è che nelle zoom o superzoom, spesso l’apertura massima dell’obbiettivo diminuisce con l’allungarsi della focale. L’f può essere 3,5 alla minima focale e poi molto più alto alla massima focale. Questo vuol dire, in parole povere e semplificando molto, che ci vorrà più luce per scattare una foto sfruttando la funzione di zoom. Ci sono in commercio superzoom (e anche degli zoom) ad apertura costante, ma il loro costo è solitamente molto più elevato.

La qualità della lente poi si misura sulla qualità del vetro usato e dal numero delle lenti. Ma questi sono fattori non semplicissimi da valutare in maniera oggettiva semplicemente leggendo le specifiche. Solo una prova sul campo è in grado di dire quanto buona è una lente.

Leica Noctlux, lente 50mm da f/0.95, dal prezzo superiore a 10 mila euro
Leica Noctlux, lente 50mm da f/0.95, dal prezzo superiore a 10 mila euro

Stabilizzatore

Lo stabilizzatore ottico è una tecnologia sempre più in evoluzione all’interno del mercato della fotografia, uno strumento in grado di stabilizzare ed annullare l’effetto delle molteplici micro-vibrazioni e tremoli dati dalla mano che per quanto ferma potrà essere, non sarà mai in grado di stabilizzare uno scatto oltre mezzo secondo, un secondo in casi eccezionali, da veri “fenomeni della natura” di tempo di esposizione. In genere lo stabilizzatore diventa indispensabile con scatti superiori ad 1/30 o 1/25 di secondo, per prevenire l’effetto mosso che potrebbe rovinare la buona riuscita dello scatto.

Esistono due tipi di stabilizzatore: all’interno degli obiettivi o all’interno del corpo macchina. Più sfruttati i primi all’interno delle lenti nei sistemi intercambiabili, gli stabilizzatori nel corpo macchina hanno però ultimamente raggiunto vette di eccellenza notevoli, come ad esempio lo stabilizzatore a 5 assi delle fotocamere M4/3 di Olympus, capaci di garantire la stabilizzazione fino a quattro stop.

Per chi è abituato a scattare spesso con lenti dotate di apertura non particolarmente elevata, in situazioni di scarsa luminosità o in scenari concitati, dove non è facile fissare la fotocamera e scattare con tranquillità, lo stabilizzatore diventa un prezioso alleato, capace di garantire nitidezza ad immagini che potrebbero invece apparire irrimediabilmente mosse. Viceversa chi è abituato a fotografie più posate, scatti di paesaggio con treppiede o lunghe esposizioni, può anche trascurare di concentrarsi sullo stabilizzatore, puntando le sue carte su altre caratteristiche.

Così funziona lo stabilizzatore a 5 assi di Olympus
Lo stabilizzatore a 5 assi di Olympus

Messa a fuoco

La velocità e affidabilità dell’autofocus è un altro aspetto cruciale di una fotocamera: da esse dipende, banalmente, la riuscita o meno di uno scatto. Se una fotocamera non è in grado di mettere a fuoco rapidamente e correttamente, può accadere di perdere l’attimo e di lasciarsi sfuggire lo scatto sul più bello, oppure di ritrovarsi fra le mani un’immagine fuori fuoco. Quando questo accade, diventa difficile avere qualità nell’immagine anche lavorando con software che promettono di avere contorni definiti; non va neppure dimenticato che in molti casi una immagine che sembra a fuoco potrebbe non esserlo e rivelare i suoi problemi ad un certo livello di crop (ritaglio dello scatto) quando vogliamo ricavare un dettaglio.

Con il passare del tempo la maggior parte delle fotocamere di punta top di gamma, indipendentemente dalla loro tipologia, hanno dimostrato di saper rivaleggiare ad armi pari anche con le DSLR professionali; in particolare le ultime mirrorless disponibili sul mercato hanno saputo rubarsi vicendevolmente il trono dell’autofocus più rapido e preciso, spostando sempre più verso l’alto il limite da superare e riuscendo ad avvicinarsi alle performance di blasonate reflex professionali.

Più contenute le performance delle compatte, ma comunque non trascurabili in termini di rapidità anche nel caso delle fotocamere più economiche, che svolgono il loro dovere.

Anche in questo caso si tratta di una caratteristica fondamentale per chi vuole cogliere l’attimo, meno indispensabile invece per un tipo di fotografia più riflessiva e da posa, dove la messa a fuoco manuale, quando disponibile, può colmare eventuali lacune di rapidità e precisione dell’autofocus. Oltre alle caratteristiche dell’autofocus non è infatti da trascurare la semplicità e la facilità di utilizzo di un’eventuale messa a fuoco manuale, indispensabile nelle situazioni in cui l’autofocus non è in grado di “risolvere” la composizione.

Va segnalato che in molti casi alcune macchine fotografiche evolute e per appassionati, hanno sistemi di fuoco molto sofisticati, non solo dal punto di vista del sistema con cui individuano gli oggetti da mettere a fuoco, ma anche del loro settaggio. Potremo selezionare tipologie di fuoco, come quello che si blocca su un dettaglio e altri che seguono invece un certo oggetto, adattando continuamente la messa a fuoco. Ci sono crocini di messa a fuoco specifici (su una zona precisa dell’immagine) e altri che si selezionano su tutta l’area.

I punti di messa a fuoco di un autofocus
I punti di messa a fuoco di un autofocus

Mirino

L’avvento del digitale ha portato ad una lenta sparizione dei mirini ottici, sostituiti soprattutto sulle compatte dai display LCD, capaci di offrire la possibilità di osservare l’immagine ampia in live view. Oggi i mirini ottici resistono solo sulle DSLR e su pochi altri modelli evoluti, ma hanno fatto la loro comparsa anche i nuovi mirini elettronici, capaci di offrire una buona alternativa ai classici mirini ottici, oltre ad informazioni aggiuntive all’interno del piccolo display.

Allo stato attuale del mercato sono poche però le fotocamere capaci di offrire un mirino elettronico efficace quanto un mirino ottico: spesso i primi si trovano in difficoltà in scene di bassa luminosità, risultando anche più ridotti nelle dimensioni e nell’ampiezza del campo di composizione, risultando così una versione “povera” di un mirino ottico classico.

Il mirino non è però una caratteristica imprescindibile: spesso inserire un mirino (ottico o elettronico) in una fotocamera significa doverne aumentare dimensioni ed ingombro. A fronte di questo compromesso, alcuni fotografi preferiscono rinunciare al mirino elettronico e puntare su macchine fotografiche con il solo display LCD, componendo l’immagine sullo schermo integrato. Si tratta dunque di una scelta in base alla preferenze a alle abitudini di scatto e alle modalità attraverso cui si è abituati a comporre l’immagine, ma anche legata alle priorità che si hanno quando si acquista una macchina fotografica.

Il classico mirino di una DSLR
Il classico mirino di una DSLR

ISO

Il valore ISO in riferimento al sensore di una fotocamera più essere considerata come la capacità di un sensore di aumentare la sua sensibilità alla luce, contenendo il rumore e i disturbi correlati. Il concetto riprende quello degli ASA della pellicola, che identificavano la sensibilità della mescola chimica usata per realizzare la pellicola. Così come gli ASA, più alto sarà il valore ISO, più il sensore sarà in grado di catturare luce per scattare, ad esempio, in condizioni di scarsa luminosità. Gli ISO sono anche utili per aumentare la velocità di scatto: ad alti ISO potremo scattare a velocità più alte, quindi catturare con precisione un soggetto che si sta muovendo.

Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che ad aumentare dell’ISO aumentano anche il rumore ed il disturbo, spesso fonte di immagini sgranate ed esteticamente inaccettabili dal punto di vista delle definizione e della qualità dei colori. Le fotocamere di oggi riescono a raggiungere performance accettabili anche fino a 6400 ISO o oltre, considerando sempre e comunque una riduzione del dettaglio e la necessità intervenire (automaticamente o manualmente) per ridurre il disturbo.

Avere una fotocamere in grado di comportarsi adeguatamente scattando ad alti valori ISO è un parametro abbastanza importante per chi vuole scattare un condizioni di scarsa luminosità e con lenti non troppo veloci; può essere invece trascurato per chi invece scatta prevalentemente di giorno e non necessita di performance ISO eccessive. Purtroppo questo parametro è molto difficile da analizzare a priori: ci sono macchine buone ad alti ISO e macchine meno buone. In linea molto generale più grande sarà il sensore, migliore sarà lo scatto, con rumore inferiore. Ma le variabili sono tante e tali (hardware, software), da rendere impossibile dare un giudizio basandosi sui numeri e obbligando a ricorrere ad un test sul campo o al parere di un esperto.

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Il tipico disturbo degli scatto ad ISO elevati

Controlli manuali e automatici e filtri integrati

Le macchine fotografiche si distinguono i due grandi categorie: quelle totalmente automatiche e quelle con controlli manuali. Un tempo le compatte non avevano alcuna forma di controllo manuale. Oggi è così solo per le più economiche delle fotocamere. Una buona parte dei prodotti anche entry level ha controlli manuali, più o meno ridotti che consentono di gestire apertura del diaframma e tempi di otturazione. Ovviamente più si sale di categoria, più i controlli diventano sofisticati: nella macchine fotografiche più avanzate avremo un settaggio totalmente automatico (in questa posizione la digicamera modifica numerosi parametri per adattare lo scatto) e poi via via una serie di livelli di manualità: avremo il classico Program (la macchina seleziona automaticamente apertura e scatto, ma non applica alcuna modifica e regolazione sui colori e le luci e sono disponibili alcuni controlli manuali), priorità di apertura (si può regolare il diaframma e la macchina imposta conseguentemente il tempo), priorità sui tempi (si regola il tempo di apertura del diaframma e la macchina regola la sua apertura) o totalmente manuale (si regolano tempi e apertura del diaframma)

Se siete interessati alla personalizzazione delle foto, non potete rinunciare ai controlli manuali. Poter regolare il diaframma, ad esempio, permette di controllare lo sfocato. Regolare il tempo, consente di applicare un effetto mosso o di riprendere immagini di eventi sportivi con nitidezza. La cosa migliore da fare, a nostro giudizio, è cercare una macchina con un buon automatismo di scatto ma che vi permetta, in futuro, di manovrare su alcuni parametri manuali, questo anche se siete alle prime armi. Ovviamente in una macchina fotografica che darete ad un bambino o che deve semplicemente fare da “punta e scatta” pura, potete rinunciare a qualunque tipo di controllo manuale.

Nella posizione “automatico”, le macchine fotografiche di oggi offrono spesso dei menù di filtri che possono dare effetti come anticato, sfocato, flou, accentuare i tramonti o creare una specie di miniatura o magari costruire una foto panoramica, sommando più scatti. Si tratta di un gadget che contribuisce a far vendere le macchine fotografiche digitali ma che, nella pratica, ha spesso un significato molto relativo. Non esiste praticamente alcuno di questi effetti che non si possa ricreare via software, al computer. In compenso uno scatto con un filtro applicato a monte, può trasformare una buona foto in una pessima foto.

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I controlli di una fotocamera Nikon

Display

Il display delle fotocamere digitali non è più solo lo spazio in cui visionare le informazioni di scatto, ma è ormai diventato il principale strumento di composizione, come abbiamo appena detto poco sopra. Nel mercato odierno esistono molte tipologie di display, capaci di differenziarsi per molte caratteristiche. Esistono display LCD e display OLED, display articolati, in grado di piegarsi ed orientarsi in maniera snodabile per consentire una maggior flessibilità negli scatti da posizioni meno agevoli, e display touch screen, che seguono la rivoluzione smartphone consentendo di azionare molti comandi via tocco.

Ad oggi forse la caratteristica più interessante del display, tutti capaci di restituire una fedeltà d’immagine accettabile, è la possibilità di orientarlo, ovvero la capacità di piegarsi ed inclinarsi (in alcuni casi di ruotare anche di 180 gradi) per consentire di comporre agevolmente l’immagine anche tenendo la fotocamera in alto sopra la propria testa, o in basso. Questa caratteristica consente indubbiamente una semplicità di composizione nettamente superiore a quella che si può ottenere con un mirino e diventa fondamentale nel caso in cui la fotocamera ne fosse sprovvista.

Ovviamente è importante anche la definizione in punti e la fedeltà dei colori.

Più uno schermo ha una definizione elevata, più sarà facile comprendere come una immagine risulterà una volta catturata. Anche la luminosità è importante. Gli schermi OLED da questo punto di vista hanno un vantaggio determinato dal fatto che possono rendere una immagine luminosa quanto quella di un LCD, consumando significativamente di meno. Al momento questo tipo di schermi sono però disponibili solo su macchine fotografiche di fascia media e fascia alta.

La fedeltà del colore è importante specialmente per le macchine manuali, quelle dove si possono regolare vari aspetti dello scatto, come la temperatura della luce, l’apertura, il diaframma. Meno in quelle totalmente automatiche visto che sarà la macchina a decidere questi aspetti e quindi sui quali non c’è alcuna possibilità di influire.

Il comodo display snodabile della Sony RX100 M2
Il comodo display snodabile della Sony RX100 M2

Controlli ed ergonomia

L’introduzione del digitale ha contribuito a fare aumentare in maniera esponenziale gli automatismi fotografici, oltre alle numerose opzioni “creative di scatto” che piacciono molto ai neofiti della fotografia, forse un po’ meno ai tradizionalisti. Per chi però vuole avere il massimo controllo sullo scatto, sono fondamentali, come accennato, i controlli manuali, ovvero la possibilità di impostare i parametri fondamentali della fotocamera in maniera diretta, come apertura del diaframma, tempi di scatto, messa a fuoco manuale e parametri ISO; in queste situazioni ‘avere i controlli facilmente accessibili sul corpo macchina, con ghiere o tasti dedicati per poter rapidamente accedere alle impostazioni con il minimo sforzo. è fondamentale.

In questa ottica va tenuta nel debito conto anche l’ergonomia di una macchina fotografica digitale. Le compatte si impugnano spesso con qualche fatica, ma non avendo necessità di sostenere un obbiettivo di grandi dimensioni nè avendo un peso significativo, la cosa può essere trascurabile. Anche le Reflex digitali full size presentano pochi problemi; sono strutturate per essere impugnate con due mani e offrono, fatto salvo casi speciali, dimensioni generose e largo spazio per le mani e tasto ben distanziati. Il problema si pone con le mirrorless, che spesso sono poco più grandi di una compatta ma hanno obbiettivi che possono sbilanciarle. Il corpo di dimensioni ridotte propone sfide importanti nella collocazione dei bottoni e dei controlli. I produttori delle principali aziende che operano nel mercato dei sistemi compatti, offre così impugnature aggiuntive che aumentano la superficie di presa. La cosa migliore per capire se una macchina fa al caso vostro (e  a quello delle vostre mani) è impugnarla, maneggiarla, portarla all’occhio (se ha il mirino). Così potrete capire quanto si adatta al vostro gusto e alla vostra conformazione

Wi-Fi e GPS

La presenza del Wi-Fi all’interno delle fotocamere si sta espandendo a macchia d’olio: la connessione Wi-Fi non consente solo di trasferire immagini al proprio computer senza dover collegare ogni volta la fotocamera via USB oppure estraendo la scheda di memoria, ma permette anche di poter controllare la fotocamera con il proprio smartphone da remoto, o accedere alla immagini da smartphone per condividerle immediatamente sui social network, o semplicemente con un proprio amico.

Non si tratta sicuramente di una caratteristica in grado di impattare sulla qualità delle immagini, ma la possibilità di avere queste caratteristiche aggiuntive sulla propria fotocamera può comunque rivelarsi un valore aggiunto e una comodità da non trascurare.

Nel corso degli ultimi anni si è fatto largo anche il GPS integrato. Questa funzione consente di applicare un tag georeferenziato alla fotografia. I programmi più recenti (come Lightroom ma anche iPhoto) leggono questo tag e vi mostreranno una cartina con le foto dove sono state scattate. Questa funzione è utile per la catalogazione; non è solo qualche cosa da “far vedere agli amici”. Va tenuto però conto che il GPS, per quanto comodo, consuma molto e abbatte facilmente la batteria della macchina fotografica. Ci sono macchine compatte con batterie, quindi, molto leggere e poco capienti, sulle cui spalle cade la gestione del sistema di geolocalizzazione che esauriscono la carica con poche decine di scatti proprio perchè il GPS brucia la carica della batteria.

 

Le opzioni disponibili su smartphone
Le opzioni disponibili su smartphone via WI FI pe la Olympus OMD E-M1

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