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Star Trek: dopo quarant’anni è ancora il sogno del futuro

Per la televisione degli anni Sessanta, in America, era fantascienza in tutti i sensi. Talmente avanti, che dopo la terza stagione la produzione venne chiusa e le fortune di Star Trek Serie Classica (TOS, secondo l’acronimo Usa The Original Serie) nacquero solo un po’ di tempo dopo, con l’inizio delle repliche da parte delle emittenti minori.

C’era gente che parlava usando comunicatori personali senza fili, accesso ad un infinita massa di dati archiviati nei computer, passando ore a guardare lo spazio non attraverso oblò e vetrate, ma enormi schermi al plasma con un insieme di immagini sintetiche e reali. Era Star Trek, ma c’erano già  i telefoni cellulari, Internet, le tecnologie che oggi abbiamo tutti a portata di mano (a parte il teletrasporto e i motori ad antimateria, ma questo è un altro discorso).

Scrittori di fantascienza come William Gibson hanno scritto: “Il futuro è già  arrivato, solo che è stato distribuito un po’ a casaccio”, ma noi dovremmo riflettere anche sul fatto che l’immaginario del futuro è nato anche e soprattutto a quell’epoca, non solo da un punto di vista simbolico ma coinvolgendo milioni di appassionati e segnando il costume di un’epoca.

E si è incrociato più volte con il destino di Apple e dei suoi fondatori: non solo il primo “nocciolo” di utenti Internet che sfruttarono la rete riempiendola di contenuti, durante la fine degli anni Settanta, erano i ricercatori e gli scienziati appassionati di fantascienza e soprattutto di Star Trek (la comunità  dei “trekker” ha dominato per anni la rete (a tutt’oggi Google segna tre milioni e mezzo di siti dedicati alla serie), prima ancora che emergessero i giochi di ruolo e i MUD di ispirazione tolkeniana legati al Signore degli Anelli).

E la prima sequenza di computer grafica, realizzata per la cronaca dai fondatori di quell’azienda che poi si sarebbe chiamata Pixar e sarebbe stata acquistata da uno Steve Jobs in esilio da Apple per 10 milioni di dollari, produssero un ancora attuale effetto di terraforming nel famoso “Progetto Genesis” di Star Trek II L’ira di Khan”.

Ma non solo questo: uno dei più grandi appassionati di Star Trek è stato proprio Steve Wozniak, che fantasticava la creazione di computer e astronavi ipertecnologiche guardando i telefilm con William Shatner e Leonard Nimoy.

Non è merito di Wozniak la creazione del primo Macintosh, come si può leggere anche nelle pagine dell’AppleMuseum, ma proprio il primo Macintosh è ospite d’onore in una divertente sequenza in un altro film per il grande schermo della fortunata serie di Star Trek (arrivata con Nemesis al decimo capitolo l’anno scorso) nell’episodio “Rotta verso la Terra”, tra un divertito Dottor McCoy e un ingegnere capo Scotty perplesso all’idea di dover “parlare” con il computer anziché utilizzando l’interfaccia naturale del riconoscimento vocale attraverso il mouse, all’epoca avveniristica innovazione, in un confortevole ambiente a finestre.
(il Mac è regolarmente esposto nel museo di Star Trek residente presso il Las Vegas Hilton, a Las Vegas come esempio dei primi computers usati dall’umanità )

C’è anche chi, come Rob Haitani, tra i padri dell’interfaccia grafica di Palm Os nel 1993, ha detto di aver fatto i suoi primi abbozzi pensando alla grafica dei pannelli del ponte di comando di Star Trek, mentre decine di americani e poi di spettatori in tutto il mondo hanno trovato in Star Trek il vero racconto di un futuro multietnico, in cui una umanità  che aveva finalmente superato le divisioni interne affrontasse la più grande scommessa della storia: arrivare coraggiosamente là , dove nessuno è mai giunto prima.

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