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Africa e America Latina terreno di conquista per iPhone

La vera, grande obiezione è che costano troppo. Non a caso dieci anni fa Nicholas Negroponte, il guru del Mit di Boston, aveva sognato un computer piccolo piccolo da 100 dollari che potesse andare a tutti i bambini africani e latino americani per aiutarli a sconfiggere il digital divide, il divario digitale. Il suo piano però è fallito, facendo nascere un mercato completamente diverso: quello dei netbook da 300 euro che vengono venduti prevalentemente in Europa e Stati Uniti. Ma questa è un’altra storia.

Qui si parla del mercato dell’iPhone e degli altri apparecchi “smart” che vengono prodotti a costi elevati in Asia per l’Occidente. Anche se il germe della rivoluzione (economica) è già  presente qui da noi, con il modello sovvenzionato dall’operatore. Il modello in cui, cioè, si paga a rate per avere il telefono. Da noi forse è per soddisfare un capriccio (e arricchire le nostre compagnie di telefonia mobile, che non fanno sconti a nessuno e hanno i margini più elevati di tutto il settore dell’elettronica e dei servizi connessi), in Africa, Asia e America Latina potrebbe cambiare la vita a molti diventando una necessità .

Non molti sanno ad esempio, che la più grande fortuna del mercato africano sino a questo momento è stata quella di essere considerato “troppo povero”. In questo modo, le grandi compagnie telefoniche mondiali (con la lodevole eccezione di France Telecom, per motivi soprattutto storici legati al colonialismo) hanno evitato di andare a tassare i consumatori locali. E questo ha permesso di far crescere delle nuove compagnie locali: più “leggere”, meno esose, più adatte a innovare.

Sono nate dunque almeno tre generazioni di innovatori. Gli africani in particolare, che nell’Africa centrale e settentrionale non hanno accessi a Internet, alla telefonia tradizionale via cavo e agli uffici che dispensano servizi governativi o bancari o di carattere igienico, hanno la possibilità  di usare in maniera diversa il telefono cellulare. Dalla prima generazione di innovatori, che usavano il cellulare su base “centralizzata” in ogni villaggio (in pratica, il capovillaggio delegava a una persona il compito di essere il “centralino” delle comunicazioni vocali, prima totalmente assenti) si è passati alla seconda generazione grazie alla quale ad esempio vengono effettuati i trasferimenti e i pagamenti di valuta, via telefono (in voce).

Adesso, terza generazione di innovatori, nascono i servizi sociali: la coltivazione nel settore agricolo diventerà  fino al 5% più fruttuosa nei prossimi due anni grazie all’uso delle hot-line, le linee di aiuto che spiegheranno ai contadini quali soluzioni trovare per migliorare le tradizionali tecniche di coltivazione, e l’impatto anche sulla salute potrebbe essere rivoluzionario, aiutando a migliorare igiene e vita sessuale.

I servizi di telefonia mobile che vengono portati avanti dalle compagnie locali sono utili anche per la diffusione nel continente dell’uso di Internet. La posta elettronica, il web, ma anche servizi basati su applicazioni che sfruttano la connettività  avanzata e utilizzano sistemi di geolocalizzazione. Non stiamo parlando di comunità  virtuali per andare a prendere l’aperitivo o parlare digitalmente del nulla, ma di strumenti che possono far fare un salto nel futuro a milioni di persone.

Non a caso la crescita degli utenti nei paesi in via di sviluppo è eccezionale e rapida, rispetto a quella dei paesi sviluppati. Oggi gli utenti di telefoni cellulari sono 3,6 miliardi, arriveranno a 4 miliardi per la fine dell’anno, e Cina, India e Africa giocano il ruolo chiave (anche se Vietnam, Indonesia. Brasile, Russia, sono i paesi che più accelerano subito dopo). In particolare, tra il 2008 e il 2009 l’Africa è il mercato con il maggiore tasso di nuove sottoscrizioni a servizi di telefonia mobile. Insieme all’India, che ha il numero in assoluto più alto di nuovi utenti e alla Cina, che con 700 milioni di utenti è il mercato più grande del mondo. Negli ultimi sei mesi infatti sono arrivati 96 nuovi milioni di utenti in Africa, 89 in Cina e 128 in India.

A cosa porta tutto questo, oltre a raggiungere i 6 miliardi di utenti di telefonia mobile nel mondo attorno al 2013, la maggior parte dei quali nei paesi in via di sviluppo? Alla considerazione che la strategia di penetrazione dei grandi produttori di apparecchi telefonici in questi mercati non è solo vitale per il loro benessere industriale, ma anche per la trasformazione di quella parte di mondo, fornendo tecnologie avanzate e flessibili, a prezzi abbordabili.

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