Allarme rosso per Napster. La società che ha raccolto l’eredità del più famoso servizio di peer to peer al mondo, trasformando il servizio da illegale a legale, perde quota. A confermare che le cose non stanno andando affatto bene è stato il Ceo Chris Gorog che nel corso di un incontro con gli analisti ha ammesso che gli abbonamenti sono in calo; la riduzione delle sottoscrizioni al servizio (che viene offerto essenzialmente in abbonamento) è stato del 7% rispetto al trimestre di marzo.
Gorog ha attribuito la riduzione degli abbonati al lancio del nuovo sito che offre musica gratis (anche se con diverse limitazioni, tra cui l’impossibilità di scaricare i brani e un numero ridotto di ascolti); a parole Gorog ha manifestato piena fiducia nel fatto che in futuro ci sarà un’inversione della tendenza, ma nel contempo ha lanciato precisi segnali che lasciano immaginare come la ripresa non sia così scontata.
Gorgog, ad esempio, per la prima volta ha fatto cenno alla possibilità di una cessione, ipotesi fino a ieri sempre recisamente smentita nonostante un turbinare di voci proposito. “Quando si parla di fusioni e acquisizioni * ha detto il Ceo * non nascondiamo la testa nella sabbia. C’è molto interesse intorno alla nostra società e da parte nostra valutiamo costantemente opportunità e rischi associati al restare una società indipendente”
Napster ha registrato perdite per 9,8 milioni di dollari contro i 19,9 milioni dello scorso anno, il fatturato è aumentato da 21 a 28,1 milioni di dollari. Gli abbonati al 30 giugno erano 512.000, di cui 4000 iscritti ai programmi universitari.
Il servizio di vendita on line guidato da Chris Gorog rapresenta al momento il principale concorrente di iTunes sia negli Usa che in altri paesi.