In un libro bianco messo online da poche settimane il padre del web Tim Berners-Lee scaglia una accusa significativa. I domini di primo livello, dice lo scienziato che ha reso Internet uno strumento accessibile alla gente comune, non fanno più bene alla rete.
La proposta di creare, ad esempio, i nuovi siti con indirizzo che termina con .mobi (dedicato al mondo della mobilità ) possono creare problemi infrastrutturali all’architettura dei link e soprattutto distruggere un equilibrio economico che già di per sé ha difficoltà a consolidarsi.
In sostanza, argomenta Berners-Lee, così come è successo per i domini .biz e .info, un maggior numero di domini significa per aziende grandi e piccole veder “cadere” il valore dei propri siti già registrati (magari con gli indirizzi .com e .net) perché sono disponibili nuovi domini in cui andare ad “occupare” lo spazio del proprio brand.
Da un punto di vista aziendale, infatti, (ma lo stesso discorso può valere anche per i singoli e le associazioni anche non-profit) la possibilità che il proprio nome venga registrato da altri utilizzando un differente suffisso può creare danni economic e di immagine. Da qui la necessità di “inseguire” il proprio nome attraverso una struttura sempre più complessa di entità intitolate a registrare i nomi con i nuovi domini di primo livello.