Lo scorso venerdì, come previsto ed anticipato, ha approvato la legge sui diritti digitali.
In conseguenza di essa verrà istituita una commissione il cui compito sarà quello di prendere in esame le richieste di apertura dei sistemi di protezione dei file così da renderli compatibili con i dispositivi scelti dall’utente. In termini pratici la legge permetterà ad un concorrente di Apple di chiedere l’universalizzazione di Fair Play così da renderlo compatibile anche con player diversi da iPod. Unica possibilità per Apple (e tutte le società che operano nel settore) di rifiutare la concessione del codice è una specifica clausola che preveda la ‘chiusura’ di FairPlay inserita nel contratto stipulato con le case discografiche.
Contro la legge francese si stanno muovendo varie lobby. Oltre alla Bsa (la Business Software Association che si è dichiarata fin dall’inizio contraria alla legge) prende ora posizione anche la Americans For Technology Leadership, che ha tra i suoi fondatori Microsoft, secondo la quale norme quale quella francese ‘rompono il ciclo dell’innovazione che porta benefici ai consumatori, incentivando le società a creare nuovi e migliori prodotti’. L’associazione, parlando per iniziativa del suo direttore esecutivo Jim Prendergast, ha anche dichiarato che la legge si configura come un ‘attacco ai diritti intellettuali non solo di Apple, ma di ogni realtà commerciale. Il furto delle proprietà intellettuali regolamentato dallo stato è sbagliato sia che si parli di iTunes che di champagne’.
La legge francese prima di diventare effettiva dovrà superare l’esame della corte costituzionale cui si sono rivolti alcuni parlamentari socialisti, contrari alla norma.
Tra le alternative a disposizione di Apple nel caso la legge fosse realmente applicata come appare probabile, c’è il ritiro dal mercato francese di iTunes, ipotesi che viene ritenuta più probabile di quella di una rinegoziazione del contratto con le case discografiche. Secondo diversi osservatori la riapertura delle trattative con i discografici (in gran parte favorevoli alla norma) metterebbe Apple in una posizione di debolezza e imporrebbe il quasi certo incremento dei costi per le canzoni concesse in licenza al fine di includere la clausola che impedisce l’apertura dei diritti digitali.