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DRM, Alcei denuncia Sony

Sony opera con le metodologie dei pirati informatici e per questo va punita a norma di legge. L’accusa, molto pesante, arriva da Alcei, una realtà  italiana che opera nel campo della libertà  per la comunicazione elettronica.

Oggetto del contendere, che ha portato Alcei a presentare un esposto alla guardia di finanza, il discusso sistema di protezione dei diritti digitali contenuto in un nuovo CD di Van Zant “Get right with the man” che nei giorni scorsi ha messo a rumore l’intero mondo informatico.

Come noto il software DRM viene installato alla semplice accettazione dell’EULA (la licenza d’utilizzo del disco) e si colloca, senza alcun avviso specifico all’utente, all’interno del sistema operativo Windows in maniera tale da essere difficilmente individuabile. In più, come certificato da diversi esperti informatici, la sua rimozione non è sicuramente facile e mette a serio rischio la stabilità  del sistema.

Secondo Alcei questo sistema di installare un software è del tutto simile a quello con cui i pirati informatici installano malware nei sistemi che intendono infettare. Lo stesso metodo impiegato classifica il software DRM come un rootkit, un software disegnato per nascondere il più possibile la sua presenza agli occhi degli utenti del sistema. Il fatto che Sony abbia, successivamente alle proteste degli utenti, rilasciato un patch “per ovviare al problema” rafforza semplicemente l’idea, secondo Alcei, che sia stato commesso un abuso nei confronti dei clienti che ” incredibilmente, devono comunque chiedere il permesso alla multinazionale dell’intrattenimento per disinstallare il sistema di controllo e rientrare in possesso pieno del proprio computer”.

“Oltre a essere scorretto e abusivo – si legge in un comunicato stampa – il comportamento di chi, in Sony BMG Entertainement, ha preso la decisione di usare questo pericoloso sistema di DRM (e di chi altro fa cose di quel genere) è reato. Si può infatti ipotizzare la commissione dei reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni aggravato, danneggiamento informatico, e diffusione di programmi atti a danneggiare sistemi informatici e telematici”. Per questa ragione l’associazione, citando gli articoli 392, 615-quinques, 635, 635 bis (che fanno riferimento ai danni prodotti ad un sistema informatico, alle responsabilità  derivanti da un danneggiamento per far valere un preteso diritto e alla inoculazione di virus informatici), chiede che la Guardia di Finanza indaghi sul caso per scoprire i responsabili della scrittura di quello che Alcei definisce “un virus” e se i reati ipotizzati siano stati commessi da soggetti operanti sul territorio italiano e se siano imputabili per concorso o per associazione a delinquere.

“Questo abuso della Sony BMG Entertainement – conclude Alcei – è tutt’altro che un caso isolato. Nella paranoica difesa dei loro profitti, molte major della musica, dello spettacolo e dell’informatica ricorrono a metodi invasivi e nocivi per chi si fida di loro e acquista i loro prodotti (e sono ovviamente inefficaci contro i commercianti di riproduzioni non autorizzati). Mentre imperversano discutibili iniziative a favore di pochi e a danno di molti, manca un’adeguata attività  contro la diffusione di truffe e di ogni sorta di attività  criminali, come i recenti casi di phishing”

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