Dopo settimane di minacce, la RIAA passa ai fatti e denuncia ad un tribunale americano 261 utenti con l’accusa di avere illecitamente distribuito materiale protetto da copyright.
La mossa, attesa da tempo, è il primo concreto tentativo attuato dalla potente associazione americana dei discografici di porre un freno allo scambio di file musicali in Internet partendo dal basso, ovvero trascinando davanti al giudice non chi produce o gestisce il software per l’upload o il download, ma chi materialmente carica e scarica i file. Fino a ieri i singoli utenti non erano praticamente mai stati colpiti direttamente.
“Non vogliamo vendicarci – ha spiegato ieri alle agenzie di stampa il presidente della RIAA Cary Sherman – vogliamo solo indurre gli utenti del peer-to-peer a smettere di offrire musica che non appartiene a loro”.
Secondo le leggi americane sul copyright se gli accusati risultassero colpevoli potrebbe essere inflitta loro una multa fino a 150.000 dollari per ciascuna violazione perpetrata; in pratica per qualcuno si tratterebbe di miliardi di dollari di danni da pagare in contanti alla RIAA. In realtà casi precedenti durante i quali l’associazione dei discografici ha individuato gruppi di studenti che usavano scambiare grandi quantità di musica in rete si è ben presto giunti ad un accordo con il pagamento di cifre inferiori ai 20.000 dollari e secondo molti osservatori potrebbe essere questo l’esito anche dell’attuale procedimento giudiziario.
Resta, in ogni caso, il fatto che la RIAA pare avere ormai individuato la strada per limitare la diffusione della pirateria musicale. Resta da vedere quale sarà l’efficacia del provvedimento visto che a sabato scorso, quando le minacce della RIAA erano già in pieno vigore, sono state scaricate ben 2,8 milioni di copie di Kazaa in una sola settimana.